Politica

Scomparso da un anno tra Siria e Turchia Spunta l'ombra dell'Isis

Antonio Borrelli

Brescia Una scomparsa passata sotto traccia, quella di Alessandro Sandrini, 32enne bresciano che 14 mesi fa è partito alla volta della Turchia senza fare più ritorno a casa.

Secondo quanto ha riferito il «Giornale di Brescia», il 3 ottobre del 2016 Alessandro prende un volo da Orio al Serio con destinazione Istanbul. Da lì fa scalo fino ad Adana, a meno di 200 chilometri da Aleppo. Un ultimo messaggio alla madre per informarla dell'arrivo e poi il nulla. Un silenzio assordante rotto soltanto cinquanta giorni fa, quando la madre di Alessandro riceve una telefonata da un numero estero. È il 19 ottobre ed è trascorso oltre un anno dalla scomparsa del giovane. Dall'altra parte della cornetta c'è il figlio. «Non so dove sono, mi hanno sequestrato, sono trattenuto. Ti prego aiutami», dice Alessandro. Sono bastati soltanto trenta secondi per riaccendere le speranze di una famiglia angosciata da troppo tempo. «Quando Alessandro mi ha chiamato ho pianto dalla gioia di saperlo ancora vivo, ma allo stesso momento il mio dramma si è ingigantito» racconta Evelina, la madre.

Il 3 dicembre scorso, poi, un nuovo contatto. «Questi non scherzano singhiozza Alessandro - vogliono i soldi, sono imprigionato. Avvisa l'Ambasciata italiana, non vogliono i soldi da noi, ma li chiedono allo Stato. Mi vogliono uccidere. Fai in fretta mamma, non sto bene». La telefonata viene intercettata dagli inquirenti, ma il numero non è rintracciabile. Intanto, la Procura di Brescia, in contatto con la Farnesina, ha aperto un'inchiesta. Le indagini porterebbero sul confine turco-siriano, dove Alessandro potrebbe essere stato sequestrato da criminali locali. Sulla vita del bresciano non ci sarebbe alcuna ombra e le indagini si sono concentrate sull'ipotesi di sequestro di persona. Il 32enne potrebbe infatti essere finito nelle mani sbagliate, in un territorio dove ci sono conflitti tra gli eserciti e i miliziani dell'Isis. Il Ministero degli Esteri ha fatto sapere che il caso di Sandrini è noto e che da tempo sono stati avviati contatti con le autorità turche, ma intanto la signora Evelina ha deciso di rompere il silenzio che era stato imposto proprio dalla Farnesina «perché voglio fare tutto per portarlo in Italia vivo. È in pericolo, non so come sta e come vive e anche lui mi ha detto che non capisce dove sia rinchiuso.

Temo che sia nelle mani di gente pronta a tutto».

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