Cronache

Sconfinamenti francesi a Claviere, indaga la Procura

I pm torinesi ipotizzano i reati di porto illegale di armi su territorio italiano e minaccia aggravata

Sconfinamenti francesi a Claviere, indaga la Procura

La Procura di Torino alza il tiro sugli sconfinamenti della Francia in territorio italiano che hanno scatenato lo scontro politico sulla gestione dei migranti tra i due Paesi limitrofi. I pm torinesi, come comunica lo stesso procuratore capo Armando Spataro, indagano sui due episodi del 2 agosto scorso, quando a Gimont di Cesana Torinese alcuni cittadini italiani si trovarono davanti quattro uomini in assetto da combattimento che chiesero loro i documenti. «Abbiamo elementi che ci permettono di dire che si tratta di corpi speciali della gendarmeria francese», spiega Spataro.

Dell'inchiesta sui fatti di Gimont, nella zona di Claviere a circa 2 chilometri dal confine francese, già si sapeva. Adesso però la Procura passa a un livello superiore. Il fascicolo d'indagine da modello 45, cioè senza un'ipotesi di reato, passa a modello 44. Vale a dire che è tuttora a carico di ignoti, ma sono messi nero su bianco i presunti reati commessi dalle forze di polizia francesi: porto illegale di armi da guerra in territorio italiano e minaccia aggravata dall'uso delle armi in danno di cittadini italiani. Il passo è stato fatto, «alla luce degli accertamenti compiuti».

I fatti sono stati denunciati ai carabinieri , separatamente, dai due cittadini residenti a Claviere che li hanno subiti e poi verificati dalle indagini. Il 2 agosto appunto una persona che stava passeggiando con il cane e un'altra che stava percorrendo in moto una strada sterrata erano state fermate e sottoposte al controllo dei documenti da quattro uomini armati che erano nascosti nella zona boschiva. Vestiti in tuta mimetica militare, con il giubbotto antiproiettile e armati. I gendarmi hanno parlato in francese. Al cittadino italiano in moto era stato anche impedito di proseguire per la sua strada ed era stato intimato di non parlare con nessuno dell'accaduto. Il tutto, sempre secondo gli accertamenti dei pm, è avvenuto senza che le autorità italiane venissero avvertite.

La Procura di Torino, come già fatto per le indagini sui fatti di Bardonecchia, ha emesso un Ordine di investigazione europeo. «Confidando - sottolinea il procuratore - nella doverosa collaborazione della competente autorità francese». La chiusa non è una frase di circostanza, visto che a un simile ordine mandato ad aprile alla Procura di Albertville per l'episodio di Bardonecchia i francesi hanno risposto con un muro, contestando a Spataro il diritto di indagare. Tanto che il procuratore ha insistito e ha scritto (anche qui con scarso successo) al ministero della Giustizia italiano, segnalando l'ostruzionismo del Paese confinante. La procedura dell'Ordine di investigazione europeo infatti di solito è veloce e i vari uffici giudiziari collaborano tra loro.

I fatti di Bardonecchia risalgono al 30 marzo, quando cinque agenti della gendarmeria fecero irruzione nella stazione ferroviaria bloccando un nigeriano che stava partendo per Napoli. La convinzione degli inquirenti è che quelli finiti sotto la lente della Procura torinese siano episodi che difficilmente si possono classificare come errori umani di singoli poliziotti.

Sembra evidente che dietro ci sia una precisa linea politica.

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