Politica

Scontro tra i gialloverdi e l'Italia "paralizza" la Ue Vano l'appello di Guaidó

La linea comune non si trova. E il leader ribelle da Caracas: «State col cambiamento»

Scontro tra i gialloverdi e l'Italia "paralizza" la Ue Vano l'appello di Guaidó

Il governo italiano fa la cosa sbagliata. Juan Guaidó chiede all'Italia di «fare la cosa giusta» ma Lega e Cinquestelle prendono la via dell'ignavia e nell'impossibilità di trovare una linea comune bloccano l'iniziativa europea che puntava al riconoscimento di Guaidó come presidente ad interim fino a nuove elezioni.

Un governo affetto da un disturbo bipolare ben incarnato dai sottosegretari agli Esteri, il leghista Guglielmo Picchi e il pentastellato Manlio Di Stefano che da due giorni sostengono tesi opposte oltretutto denunciando la manipolazione della linea del governo come se una linea ci fosse. L'Italia ieri è rimasta la sola fra i 28 Paesi Ue a bloccare la proposta di compromesso sul Venezuela avanzata dal ministro degli Esteri svedese, Margot Wallstrom. Dato che l'iniziativa per passare avrebbe richiesto l'unanimità, il no dell'Italia l'ha bloccata. E si trattava comunque di una proposta cauta che restava nell'alveo della prassi diplomatica: si riconosceva il ruolo di Guaidó come presidente ad interim fino a nuove elezioni. L'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini ha quindi lasciato ai singoli Stati la decisione sul riconoscimento, che dovrebbe arrivare singolarmente nelle prossime ore. Lo stesso Guaidó in una intervista rilasciata ieri al Tg2 aveva chiesto all'Italia di «fare la cosa giusta», riconoscendolo come leader del Paese. Guaidó anche se indirettamente ha risposto alle dichiarazioni di Di Stefano che aveva detto di non volersi schierare per non commettere «lo stesso errore compiuto in Libia». Guaidó ricorda che in Venezuela «i giorni si contano in vite che si perdono. Maduro ha perso il controllo del Paese e la popolazione soffre. Sono 70 i giovani assassinati in una settimana dalle Forze speciali di polizia e 700 le persone in carcere. Evidentemente c'è una scarsa conoscenza di quanto sta accadendo qui».

Per il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani occorre dare un ultimatum a Maduro affinché convochi elezioni democratiche e «un intervento politico forte dell'Unione europea è indispensabile». Non la pensa così il vicepremier grillino, Luigi Di Maio. «Bisogna arrivare a un processo che porti a nuove elezioni, ma senza ultimatum e senza riconoscere soggetti che non sono stati eletti», dichiarazioni in piena sintonia con quelle del presidente della Camera, Roberto Fico. «Per il Venezuela serve una terza via che si ponga fuori dalla logica di contrapposizione Maduro-Guaidó», dice Fico.

Ma la gravità della spaccatura sulla situazione del Venezuela è nel contrasto tra le parole di Di Stefano che dice: «Il governo italiano non sostiene né Maduro né Guaidó perché non siamo tenuti e non ci interessa farlo» e quelle del suo vicino di stanza alla Farnesina, il leghista Picchi. «La posizione italiana è chiara: non riconosciamo l'esito delle elezioni presidenziali in Venezuela. Nuove elezioni sono necessarie. Caro Roberto Fico no a terza via. Maduro deve lasciare», dice Picchi in contrasto con la posizione di M5s.

Il capogruppo della Lega al Parlamento Europeo, Mara Bizzotto, si arrampica sugli specchi per giustificare l'astensione della Carroccio alla risoluzione pro Guaidò votata da Bruxelles.

«Siamo da sempre contro Maduro, ma il Parlamento europeo ha respinto i nostri emendamenti in difesa dei cittadini italo venezuelani», spiega la Bizzotto.

Commenti