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Scontro tra pm a Milano: il Csm apre una nuova pratica

La faida tra Bruti Liberati e Robledo non si è sopita. E il Csm apre una nuova pratica: "Agire in modo risolutivo"

Scontro tra pm a Milano: il Csm apre una nuova pratica

"Agiremo in modo tempestivo e risolutivo": è una promessa di quelle da cui è difficile tornare indietro, l'annuncio che il vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura, Giovanni Legnini diffonde questa mattina, dopo che il "caso Milano" è tornato all'attenzione del Csm. La faida interna alla Procura di Milano, che il Csm aveva di fatto cercato di insabbiare prima dell'estate su pressione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, non si è affatto sopita e anzi ogni giorno si arricchisce di nuove puntate e nuovi veleni. Il Csm giura che adesso non starà a guardare. E l'annuncio di Legnini arriva proprio nel giorno in cui all'interno della Procura di Milano si prepara una seduta di autocoscienza collettiva che potrebbe avere qualunque esito: alle 15 nell'anticamera del procuratore Edmondo Bruti Liberati si terrà l'assemblea di tutti i sostituti, convocata da Bruti proprio per fare emergere i brontolii che covano negli uffici e nei corridoi dal marzo scorso, quando lo scontro tra il procuratore e il suo vice Alfredo Robledo ha travolto l'immagine esterna dell'ufficio. Ma molti pm hanno già fatto sapere che diserteranno l'incontro.
A riaprire i giochi è stato il rinnovo del Consiglio superiore della magistratura, avvenuto quest'estate. Mentre il "vecchio" Csm, sotto la guida del vicepresidente Michele Vietti, aveva deciso di non decidere, lasciando entrambi i contendenti al loro posto e permettendo così che la situazione si incancrenisse ulteriormente, il Csm uscito dalle elezioni sembra voler prendere la faccenda di petto. Stamattina l'ufficio di presidenza del consiglio ha deciso di trasmettere il nuovo fascicolo alla prima commissione, quella che si occupa del trasferimento per incompatibilità ambientale dei magistrati. E proprio questo potrebbe essere l'esito finale della vicenda: una decisione che, senza entrare nel merito delle colpe dell'uno o dell'altro dei contendenti, costringa sia Bruti che Robledo ad abbandonare le loro cariche attuali, per riportare la serenità in uno degli uffici giudiziari più delicati del paese. A pesare sulla sorte di Bruti, d'altronde, c'è la recente decisione del consiglio giudiziario milanese (la versione in chiave locale del Csm) che lo accusa di avere esorbitato dai suoi poteri quando ha defenestrato Robledo dalla conduzione delle inchieste anticorruzione; mentre contro Robledo ci sono alcune irregolarità nella gestione delle inchieste, e da ultimo anche la notizia che il procuratore aggiunto non comunicò immediatamente al Csm - come prevede la legge - di avere una relazione sentimentale, sfociata qualche mese fa in un matrimonio, con un'avvocatessa assunta come collaboratrice presso Expo.
Insomma, dopo mesi di veleni, lo scontro - fatto di rivalità politiche e di corrente, ma anche di ambizioni contrastanti e di antipatie personali - sembra arrivato al momento del redde rationem. Quella che era la Procura più potente ed efficiente d'Italia potrebbe ritrovarsi decapitata dal Csm. Si aprirebbe una fase di incertezze: ma è chiaro che così non si può andare avanti.

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