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La scuola e la ricreazione dell'odio: fiamminghi e valloni divisi da un muro

Cortili separati per evitare contatti tra i bimbi dei due gruppi etnici

La scuola e la ricreazione dell'odio: fiamminghi e valloni divisi da un muro

Il quartiere Schaerbeek di Bruxelles torna a occupare le prime pagine della stampa di mezzo mondo. Anche in questa occasione per qualcosa di negativo e imbarazzante. Se nel marzo di due anni fa vi era stata scoperta la base operativa di Najim Laachraoui e dei jihadisti che organizzarono gli attentati all'aeroporto di Zaventem e alla metro di Maelbeek, oggi lo spiacevole argomento di discussione è la nascita di una nuova struttura scolastica che avrà un muro nel cortile di ricreazione per separare i bambini fiamminghi da quelli francofoni.

I media locali rivelano che la scuola aprirà i battenti in vista del prossimo anno scolastico e diventerà, purtroppo, l'emblema di una nazione dove le due grandi comunità linguistiche faticano persino a convivere da separati in casa. Lo stabile sarà unico, ma le scuole di fatto due: una di lingua francofona con 600 alunni e l'altra fiamminga con 250. Il progetto prevede un cortile in comune, ma in mezzo sarà costruita una recinzione alta circa un metro e mezzo che separerà i bambini.

A finire sul banco degli imputati è stato il capomastro del quartiere, Bernard Clerfayt, ribattezzato dalla stampa tedesca «Il nuovo Trump». In un'intervista alla tv Rtbf, Clerfayt ha rispedito al mittente le accuse spiegando che «le due comunità non hanno voluto farsi carico degli alunni dell'altra collettività. Per queste ragioni siamo stati costretti a creare infrastrutture formalmente separate». Che tradotto in denaro significa come le due comunità pretendano una chiara identificazione degli spazi e degli edifici finanziati. II ministro dell'Istruzione Maggie De Block ha smorzato i toni della polemica dicendosi certa che «nel tempo si troverà un modo per rimuovere la recinzione». I bambini francofoni e quelli fiamminghi si potranno per fortuna incrociare in palestra e nell'orto pedagogico, strutture finanziate direttamente dal governo e non dalle comunità.

Conosciuta anche come la «città degli asini», Schaerbeek ospita una grande comunità musulmana, composta principalmente da turchi e marocchini. Quartiere povero, con un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 30%, ha in dotazione un altro muro che fa molto discutere. È quello in rue d'Aerschot, in mattoni rossi, edificato per nascondere una lunga fila di vetrine che richiamano cittadini e turisti in cerca di sesso a pagamento. A quelle latitudini sorge il principale quartiere a luci rosse di tutto il Belgio.

La recinzione di Schaerbeek è solo il più recente episodio che si consuma in un Paese fin dal 1963 spaccato in due parti (sarebbero tre, ma quella di lingua tedesca è marginale e solitamente si tiene fuori dalla tenzone), che sempre di più hanno finito per vivere ciascuna per conto proprio. Al punto che il confine tra le due comunità è a tutti gli effetti una frontiera senza dogane.

Anzi, era, perché il muro di Schaerbeek va ben oltre qualsiasi tipo di rivendicazione sociale.

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