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La scuola come l'Ilva: 5mila lavoratori a casa solo a Taranto sono 400

È una conseguenza dell'"internalizzazione". Il governo chiude con gli appalti delle pulizie

La scuola come l'Ilva: 5mila lavoratori a casa solo a Taranto sono 400

A rischio 5.000 posti di lavoro tra gli addetti alle pulizie delle scuole. Un altro colpo per il sud ed in particolare per la Puglia e Taranto come sottolinea Mauro D'Attis di Forza Italia perché di quei 5.000 esuberi 1.000 si concentrano nella regione e addirittura 400 proprio nella città già travolta dalla vicenda Ilva .

Insomma il governo le chiama internalizzazioni ma si tratta in realtà di licenziamenti. È il nocivo effetto del decreto legge 126/2019 che contiene le «misure di straordinaria necessità e urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti». Si parla di reclutamento dunque assunzioni. Ma il piano prevede prima 16mila procedure di licenziamento per i lavoratori delle cooperative alle quali è stata appaltato fino ad ora il compito di pulire le scuole. Poi lo Stato, ovvero il ministero della Pubblica Istruzione poi procederà ad assumere a tempo indeterminato questi lavoratori ma soltanto 11.263. Dunque circa 5.000 persone rischiano di restare a casa. Eppure il numero degli addetti alle pulizie è già insufficiente a coprire il fabbisogno degli oltre 32mila plessi scolastici italiani nei quali la carenza di personale riguarda anche i docenti oltre al personale amministrativo in segreteria e ai bidelli. Proprio all'inizio di questo anno scolastico i sindacati hanno denunciato che per garantire un servizio adeguato servirebbero almeno 30mila bidelli in più.

«La prossima settimana il decreto dovrebbe arrivare in aula alla Camera- spiega l'azzurro D'Attis- Sicuramente presenterò un emendamento per il mantenimento dei livelli occupazionali al netto dei calcoli pensionistici anche perché non c'è dubbio che se si taglia il personale si compromette la qualità del servizio». Un'alternativa potrebbe essere quella presentata in prima istanza in un emendamento sempre del parlamentare azzurro: una proroga dei contratti d'appalto in attesa di trovare una collocazione per tutti i lavoratori.

I vertici di ANIP-Confindustria, Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi denunciano i rischi della scelta da parte del Governo che ha la finalità, dicono, anche di demonizzare le aziende di settore in merito alla qualità dei servizi erogati e dei costi sostenuti per gli addetti. Dati alla mano per le aziende coinvolte si tratta di una scelta che oltre a mettere in difficoltà migliaia di lavoratori non rappresenterà un risparmio. L'internalizzazione, dicono, non è conveniente, oltre ad avere pesantissime ricadute dal punto di vista sociale e soprattutto organizzative in ambito scolastico e nel mercato dei servizi, un comparto che conta oltre due milioni e mezzo di occupati potenziali.

I sindacati sono pronti alla mobilitazione e le aziende chiedono un confronto con le istituzioni in tutte le sedi opportune, affinché «vengano ascoltate le ragioni degli operatori economici, per la salvaguardia dei lavoratori e del decoro delle istituzioni scolastiche».

Le associazioni delle imprese di servizi chiedono di salvaguardare i lavoratori «evitando licenziamenti e costi impropri per le aziende».

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