Politica

Scuola marescialli, arriva la prescrizione per Verdini

Il senatore accusato di corruzione per l'appalto per la Scuola dei Marescialli di Firenze costruita per i festeggiamenti dei 150 anni della Repubblica

Scuola marescialli, arriva la prescrizione per Verdini

"Non luogo a procedere per intervenuta prescrizione". Si conclude così in Appello il processo che vedeva imputato il senatore Denis Verdini con l'accusa di corruzione nell'inchiesta sull'appalto per la Scuola dei marescialli di Firenze.

In primo grado Verdini era stato condannato a due anni di reclusione. La prescrizione però è scattata il 20 luglio scorso e perciò la Corte ha applicato la norma chiudendo definitivamente il giudizio.

In primo grado, Verdini era stato condannato a 2 anni di reclusione perché nel 2008 si sarebbe attivato affinché l'imprenditore della Btp Riccardo Fusi, suo amico di vecchia data, venisse aiutato nei suoi affari e affinché Fabio De Santis fosse nominato provveditore alle Opere pubbliche della Toscana con l'aiuto dell'allora ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli. Una tesi sempre respinta dai difensori, gli avvocati Marco Rocchi e Franco Coppi, secondo cui Verdini, al di là della segnalazione, si disinteressò assolutamente della vicenda, senza mai offrire alcun contributo causale alla realizzazione del presunto accordo corruttivo e ignorando pure che la nomina di De Santis sarebbe stata sfruttata da Fusi per riottenere l'appalto della Scuola Marescialli.

Per i lavori della Scuola Marescialli, una delle Grandi Opere legate alle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, sono stati condannati, ormai a titolo definitivo, l'ex presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici Angelo Balducci (3 anni e 8 mesi) e l'imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli (2 anni e 8 mesi), oltre agli stessi De Santis (3 anni e 8 mesi) e Fusi (2 anni).

Secondo la Procura, Balducci, assieme a De Santis, avrebbe cercato di pilotare i lavori della costruzione della Scuola per farli aggiudicare, grazie anche all'intervento di De Vito Piscicelli, al costruttore Fusi che puntava a riottenere la gestione del cantiere con la sospensione dell'opera in danno dell'Astaldi. La Btp, infatti, aveva vinto un arbitrato che prevedeva l'assegnazione di un maxi risarcimento ma Fusi, pur di riprendersi quell'appalto, "aveva capito - così dissero i pm al processo - che a Roma esisteva una lobby degli appalti e che occorreva inserirsi in quel sistema corruttivo messo in piedi da Balducci e dal suo braccio destro De Santis"

Commenti