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Scuola, la pagella Ocse ora promuove l'Italia

Sempre meno ragazzi in difficoltà sulla matematica. È anche merito dei test Invalsi voluti dalla Gelmini

Scuola, la pagella Ocse ora promuove l'Italia

Roma - Migliorano la qualità dell'istruzione soprattutto nella primaria e il livello di competenza degli studenti. Per una volta il Rapporto dell'Ocse Education at glance sullo stato dei sistemi educativi nel mondo si apre con una buona notizia.

Nonostante l'Italia sia l'unico paese ad avere diminuito la spesa media per studente tra il 2000 ed il 2012 la quota di quindicenni in grande difficoltà in matematica è diminuita da uno su tre a uno su 4 passando dal 32 al 25 per cento. I tagli rappresentati soprattutto da una diminuzione del numero delle ore di lezione nella primaria e dal blocco del turn over hanno anche permesso all'Italia di riavvicinarsi al numero di studenti per insegnante della media Ocse che è di 15 studenti per docente nella primaria e 14 nella secondaria inferiore mentre in Italia è di 12 studenti per un insegnante in entrambi i cicli.

La pessima notizia è invece che la dispersione scolastica aumenta registrando un più 14 per cento tra i ragazzi di 17 anni che abbandonano la scuola. Una cifra che poi va a ingrossare le file dei cosiddetti Neet, ragazzi che non lavorano, non studiano e non fanno formazione. In Italia un giovane su tra i 20 e i 24 anni è un Neet.

Ad illustrare la doppia faccia di questi dati Ocse Attilio Oliva, presidente dell'Associazione Trellle insieme a Francesco Avvisati analista dell'Ocse. Bene il miglioramento delle competenze degli alunni. Male l'invecchiamento della classe docente composta per il 64 per cento da professori oltre i 50 anni. Certo questo non significa che Oliva plauda all'assunzione di 150.000 precari annunciata dal premier Matteo Renzi. «Il piano di assunzioni del governo privilegia il superamento di un problema sociale a scapito degli interessi degli studenti - osserva Oliva - Apprezziamo invece la sostituzione della filosofia degli scatti soltanto per anzianità con quella legata invece al merito».

Il punto cruciale però è come questo merito sarà misurato. Oliva dice no a criteri meramente quantitativi a favore invece della reputazione che un insegnante si guadagna tutti i giorni sul campo. Il docente, dice Oliva, va giudicato da chi conosce il suo lavoro quotidiano.

Come si spiega il miglioramento dei risultati nonostante i tagli? Uno dei punti qualificanti è l'introduzione del sistema di valutazione fortemente voluta dall'ex ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini. I test Invalsi, spesso criticati ed osteggiati da una parte di docenti e sindacati, si sono rivelati invece uno strumento valido. I risultati sono utili per capire le debolezze e i punti di forza e indubbiamente costituiscono uno strumento sia per il lavoro degli insegnanti sia per il confronto con gli altri paesi.

Tra gli altri dati positivi l'aumento dell'istruzione superiore tra le donne che rappresentano il 62 per cento dei nuovi laureati.

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