Politica

Scuola in piazza, altra grana per il governo

Renzi mette d'accordo i sindacati: sciopero generale il 5 maggio. Il premier rischia di giocarsi lo storico bacino elettorale

RomaUna riforma «rivoluzionaria dal punto di vista culturale, del metodo e della governance», sostiene Stefania Giannini. «Quando sarà capita fino in fondo - dice il ministro dell'Istruzione - sarà accettata da tutti». Intanto però non solo non l'ha capita nessuno ma nessuno sembra accettarla. Infatti, dopo sette anni di relativa tranquillità, il 5 maggio - si profila un superponte? - il mondo della scuola si fermerà per uno sciopero generale. E per Matteo Renzi si apre un altro fronte, proprio in un storico bacino elettorale del centrosinistra. Insegnanti, presidi, studenti medi, universitari, bidelli, amministrativi, tecnici, ausiliari, confederali, sindacati autonomi, tutti uniti contro il disegno di legge del governo. Gli unici contrari quelli dell'Unicobas, ma solo perché vorrebbero anticipare la protesta. «Il provvedimento arriverà alle Camere il 23 aprile. Il 5 maggio potrebbe essere troppo tardi».

Dunque, tutti contro Palazzo Chigi, non succedeva dai tempi della Gelmini. «Neanche Berlusconi era riuscito a mettere insieme tante sigle sindacali», commenta Fabio Rampelli, Fdi. Lo sciopero generale, proclamato durante una manifestazione Rsu a Roma in piazza Santi Apostoli, era nell'aria da quando Renzi aveva deciso di far approvare «in tempi strettissimi» e senza troppe consultazioni e mediazioni la riforma della «Buona Scuola». Lo scontro si preannuncia duro, non è bastata la promessa di assumere centomila docenti a settembre a calmare le acque. Il premier, si sa, vive di questo, è sempre alla ricerca di un nemico da mettere all'angolo o di un braccio di ferro da vincere. Stavolta però ad essere toccato è un mondo tradizionalmente vicino al Pd: se Renzi non riuscirà a recuperare consensi, il Nazareno che rischia di pagare un costo piuttosto salato.

Al governo viene contestato di non aver coinvolto i sindacati. «Quando si mette mano a questioni senza averne conoscenza e competenza - dice Francesco Scrima, leader della Cisl scuola - si finisce come l'apprendista stregone e si rischia di fare danni incalcolabili. Quello che sta facendo Renzi». E Domenico Pantaleo, segretario generale Flc Cgil: «Noi chiediamo l'immediata stabilizzazione dei precari, il rinnovo del contratto e che si realizzi una scuola autonoma, libera da molestie burocratiche e basata sulla partecipazione e la cooperazione». Insomma, quello che manca alla legge «è un reale piano di investimenti e di assunzioni anche per il personale». E grandi critiche nelle scorse settimane ha ricevuto pure la figura del preside-sceriffo. «Proposte stravaganti, lontane da quello che serve», secondo Scrima.

Sul carro della mobilitazione è subito salita Susanna Camusso, che ha benedetto lo sciopero generale del settore. Segni di vita arrivano pure dalla sinistra Pd. «Il ddl va corretto - scrive su Twitter Stefano Fassina - . La scuola non è una caserma: servono autonomia e collegialità. Piano pluriennale per assunzioni». Quanto a Nichi Vendola, Sel chiede al governo «di avere un po' di pudore e di confrontarsi senza furbizie, limitando il dibattito parlamentare».

Ma la Giannini tira dritto. «Ho il massimo rispetto per chi sciopera. Noi stiamo cercando di costruire consenso sulla riforma e siamo pronti al dialogo. Non so se gli emendamenti saranno tanti, ma l'importante è che siano di qualità che migliorino il testo».

E se qualcuno non la capisce, dice il Pd Stefano Pedica, «il 5 maggio organizzeremo un volantinaggio per spiegare la legge».

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