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Scuola, riforma con fiducia se la fronda Pd non si piega

RomaNiente Buona Scuola, niente assunzioni. Matteo Renzi non arretra, è pronto a chiedere la fiducia e nella guerra sulla scuola perde una minoranza ma incassa l'appoggio di un'altra. Mentre Stefano Fassina e Gianni Cuperlo insistono sulla necessità di un radicale cambiamento del testo e chiedono di evitare il ricorso alla fiducia, il ministro dell'Agricoltura, Maurizio Martina (aspirante leader della nuova corrente interna del Pd Sinistra e cambiamento ) apre al premier e dice «La riforma va votata».

Renzi ha voluto ribadire il limite invalicabile oltre il quale resta soltanto il ricorso alla fiducia: le assunzioni procedono insieme al ddl di riforma, niente stralci. Se fosse impossibile raggiungere una mediazione in commissione Istruzione a Palazzo Madama, che si riunirà martedì prossimo, sia con le opposizioni sia con la minoranza Pd (ovvero Corradino Mineo e Walter Tocci), allora si andrà direttamente in Aula già venerdì prossimo a chiedere la fiducia su un maxiemendamento, messo a punto dai relatori, che poi passerà velocemente anche alla Camera in modo da chiudere entro la prima settimana di luglio, dando il tempo alle scuole di pianificare l'inizio dell'anno con le immissioni in ruolo.

I sindacati, il mondo della scuola in rivolta, l'opposizione interna non scalfiscono la strategia del premier che ieri nel vertice straordinario convocato a Palazzo Chigi (con i ministri Maria Elena Boschi e Stefania Giannini e il sottosegretario Faraone) ha ribadito che sulla scuola si va «avanti tutta», mantenendo intatti i punti chiave della riforma a cominciare dalla chiamata dei docenti da parte dei presidi. Il premier ha chiesto ai relatori del provvedimento Francesca Puglisi(Pd) e Franco Conte (Ap) di limare il testo accogliendo alcune fra le proposte contenute negli emendamenti nel tentativo di riuscire a sbloccare la situazione. Ma in caso di stallo la decisione della fiducia è scontata anche se i numeri al Senato non sono quelli della Camera. Renzi conta sul fatto che nessuno, tantomeno la minoranza Pd, avrà il coraggio di prendersi la responsabilità di bloccare 100.000 assunzioni per dire no al potere dei presidi.

Il presidente della commissione Istruzione del Senato, Andrea Marcucci (Pd), assicura che farà di tutto «per far approvare la riforma in tempi brevi, tenendo insieme autonomia, merito e assunzioni». Tra le modifiche alle quali lavorano la Puglisi e Conte nel tentativo di mediare ci sarebbe un piano pluriennale di assunzioni nel quale inserire tutti i precari abilitati con gli altri percorsi come Pas o Tfa e anche l'esclusione di genitori e studenti dal comitato di valutazione sugli insegnanti.

Certamente il passaggio in Senato non sarà indolore. Fuori, i sindacati sul piede di guerra con la Cgil di Susanna Camusso che parla di una «gigantesca presa in giro». Dentro, M5S e Sel che si rifiutano di ritirare gli emendamenti e Forza Italia che attraverso la responsabile scuola, Elena Centemero, ha già annunciato il suo no ad una eventuale fiducia.

E a dire che il governo «rischia sulla fiducia» è proprio Mineo che chiede al premier di «non esautorare la commissione e l'Aula».

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