Politica

Se 35 coltellate non sono "crudeltà"

Delitto Rea, ieri la sentenza d'appello per Parolisi: tolta l'aggravante della crudeltà

Melania Carmela Rea e Salvatore Parolisi
Melania Carmela Rea e Salvatore Parolisi

Trentacinque coltellate sono poche. La giustizia ha calcolato, e ha deciso: non è crudeltà, ammazzare la moglie con trentacinque colpi di coltello.

Dove comincia allora la crudeltà? Cinquanta coltellate, cento, mille? Oppure trentacinque coltellate più lo stupro? O forse prima servono anche dei maltrattamenti, botte, magari sfigurare il volto con l'acido o un coccio di vetro... Salvatore Parolisi, dicono i giudici della Corte d'Assise d'Appello di Perugia, non è un uomo cattivo: anche Caino in fondo era un buon diavolo, lui ha solo ammazzato la moglie Melania Rea, 29 anni, il 18 aprile 2011 a Colle San Marco, nei pressi di Ascoli, colpendola trentacinque volte con un coltello, infilandolo ogni volta nel suo corpo, infierendo (ma forse no, secondo i giudici) su quella carne che in passato forse anche amava, ma che a quel punto era solo da macello. No, anzi, non è così: Parolisi, è vero, ha ucciso la moglie mentre era a fare una gita all'aria aperta con la loro bambina di diciotto mesi, ma senza accanimento. Trentacinque coltellate, del resto, non sono accanimento. L'intenzione non era di massacrarla: voleva solo eliminarla per avere più libertà con l'amante, le trentacinque coltellate sono state solo la «tecnica», non il moto del suo animo (non crudele, forse perfino gentile, prima dell'omicidio). In fondo ha solo ucciso con quelle trentacinque coltellate e poi ha nascosto il corpo e dato l'allarme e insomma fatto lo gnorri fino a che, dopo qualche mese, è arrivato un avviso di garanzia, si vede da qualche giudice troppo influenzato dal martellamento mediatico su quei temi noiosi e bacchettoni come la violenza sulle donne, tutti quei mariti e compagni che riempiono di botte le mogli e le fidanzate e poi qualche volta queste, che amano tanto passare per vittime, per dispetto muoiono pure.

I giudici hanno riflettuto sull'entità e il peso della crudeltà: prima Parolisi era stato condannato all'ergastolo, poi in secondo grado aveva già avuto uno sconto a trent'anni di carcere. Ma gli avvocati hanno chiesto alla Cassazione di ridurre anche quella condanna. E così i giudici si sono impietositi e ieri la pena è stata riaggiornata, scontando ancora una decina d'anni. Perché non c'era crudeltà. Un omicidio così può fare impressione, così, di primo acchito: ma agli occhi della giustizia, no. Ci vuole ben altro, per essere crudeli. Per essere crudeli bisogna essere come i giudici, che hanno premiato un uomo che ha ammazzato la moglie con trentacinque coltellate.

E poi spiegare che è la saggezza della legge.

Commenti