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Se anche Salvini fa economia e scrive "xché"

Se anche Salvini fa economia e scrive "xché"

Tanti gli episodi, fra cronaca e leggenda. Raccontano di x galeotte, mal lette e mal riprodotte. Uno studente (o una studentessa) partorisce, oralmente o per iscritto (copiando), un bel Nino Biperio per il generale genovese Nino Bixio: qui la x, in ligure come in sardo, starebbe peraltro per la g «alla francese». Dalla bocca di un altro studente, durante un esame universitario, pare sia uscito Malcolm Decimo (per Malcolm X), e ancor più sollazzevole è la veperata quaestio di un'aspirante magistrata: si era appropriata della vexata quaestio di un collega di concorso, sbirciandone gli appunti (o il cellulare). Impareggiabili, però, le taglie perelle (= XL) e perperelle (= XXL) richieste da una mitica signora alla commessa di un negozio d'abbigliamento: «Questa maglia ce l'avete pure in perelle e in perperelle»?

«W EMINEMx tt la vita!», «nn diciamo+cattiverie», «X marshall di dv 6?» (= «Per Marshall: di dove sei?»), «al-gg mand xf, snsnz?» (per dire, pressappoco: «Mi mandi almeno oggi, per favore, la cosa che sai e di cui sono rimasto senza?»). Sono alcuni esempi fra i numerosi estraibili da messaggi apparsi in sovrimpressione su Trl, un vecchio programma di MTV molto seguito dagli adolescenti. Prodotti perfetti di ibride scritture bimbeminkie ormai accantonate da giovani e giovanissimi, ed esplose con l'avvento del digitale, rendono manifesto un gioco al risparmio che cifre (6 per «sei») e operatori matematici (x, +) aiutano a giocare al meglio.

Dal passato prossimo a quello remoto. Un legato consolare viene destituito da Ottaviano Augusto perché «rozzo e ignorante»: aveva scritto ixi ci risiamo al posto di ipsi. L'episodio è narrato da Svetonio (De vita Caesarum II, 88), che dello stesso Augusto scrive: «Non rispettava strettamente l'ortografia, cioè le formule e le regole di scrittura fissate dai grammatici, e sembrava seguire piuttosto l'opinione di quelli che ritengono si debba scrivere come parliamo». Per aggiungere subito dopo: «Il fatto che spesso scambiasse o omettesse singoli caratteri o anche sillabe è, naturalmente, un errore umano comune». Era dunque un po' ignorante anche l'imperatore, e ancor più ignorante sarebbe stato Carlo Magno. Quanto al capitan Matteo Salvini, se è colpevole lui (a parte l'accento «a barchetta»: avrà voluto scrivere xché o xchè?) lo sono anch'io.

Il corpo del reato sono i tanti foglietti su cui scrivo ogni giorno x Tizio o x Caio.

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