Politica

Se cadono anche tonache e toghe

di Giordano Bruno Guerri

C'è un famoso proverbio, troppo greve per citarlo esattamente, che parla di peli, di carri e di buoi. Che sia veritiero è dimostrato, millennio dopo millennio, dalla storia. In sua perfetta osservanza sono state combattute guerre, sono stati scritti poemi (Troia contempla entrambi i casi), sono state perse o guadagnate fortune. Riconosciamo per vero quel proverbio anche nella vita quotidiana più spiccia, nei figli adolescenti, nel comportamento dei colleghi, nelle notizie di cronaca d'ogni colore, specie il rosa e il nero. E però coltiviamo ancora la fiducia, ingenua come ogni fiducia, che alcune categorie umane siano immuni perché devono esserlo dal cedere a certe tentazioni.

Ma ecco che, come un gancio seguito da un uppercut, arriva prima la notizia del prete di Padova che organizzava orgette in sagrestia, puranco mettendo a disposizione forse non gratuita l'amante; e, a proposito di amanti, segue subito la notizia di quel magistrato fiorentino che avrebbe approfittato della propria posizione per mettere nei guai il marito di una signora che gli era piaciuta. Boccaccio ne godrebbe, e anche noi volgiamo al sorriso, ma alla fine resta l'amaro. Pure nel mangiapreti accanito, pure in chi non direbbe mai «Ho fiducia nella giustizia» (se non di fronte a un giornalista), in tutti c'è la tenace convinzione che chi sceglie di fare certi mestieri non dovrebbe cedere alla storia del pelo, del carro e dei buoi.

Dopo l'amaro, sopraggiunge l'ira, che si aggrava leggendo la notizia fresca anche quella di 200 preti pedofili accertati che in Italia vengono ancora in vari modi protetti dai superiori. E se possiamo (non sempre) considerare il pedofilo un malato, il prete di Padova malato non è. È un uomo che tradisce - con la freddezza del traditore vero - fede e fedeli, la sua missione e i suoi colleghi onesti. Non potendo augurargli le fiamme dell'inferno, perché non ci credo, gli auguro di cadere sotto le grinfie di magistrati pii, bacchettoni e vendicativi. A proposito di giudici, l'Unione europea ha or ora rimproverato l'Italia, troppo permissiva con i numerosi magistrati che si danno alla politica. È giusto, perché se non è certo che un magistrato-politico aggiunga qualità alla politica, di certo un politico-magistrato toglie credibilità alla magistratura.

Il godereccio persecutore fiorentino non ha neanche il paravento della nobile causa accampato dai giudici che entrano in un partito: speriamo che cada anche lui sotto le grinfie di colleghi credenti nella giustizia, bacchettoni e vendicativi.

Commenti