Elezioni Politiche 2018

"Se il centrodestra vince in Sicilia sarà maggioranza in tutto il Paese"

Il senatore Fi: «Riforma fiscale rimedio alla disoccupazione»

"Se il centrodestra vince in Sicilia sarà maggioranza in tutto il Paese"

La partita, forse mai come questa volta, si gioca al Sud, e in particolare in Sicilia. Perché è proprio nell'Isola che c'è qualche collegio in bilico, a detta dei sondaggisti. Quindi se proprio in Sicilia, dove la storia racconta un epico 61 a zero nel 2001, Forza Italia fa l'en plein di collegi, la maggioranza al centrodestra è assicurata. Il senatore Renato Schifani lo sa. E infatti in vista del 4 marzo sta percorrendo l'Isola palmo a palmo, anche oltre il suo collegio, Sicilia 1 per il Senato. Per convincere gli indecisi, per portare alle urne gli incerti.

Senatore Schifani, la replica del 61 a zero è possibile?

«Beh, ormai i collegi sono molti di meno. Ma ci auguriamo di vincere in tutti, è un'operazione difficile ma non impossibile. Già alle Regionali è stato un successo, la prova di come il centrodestra unito sia in grado di battere i Cinque stelle. E con l'effetto trainante del presidente Berlusconi sono convinto che dalla Sicilia arriverà un ottimo risultato, superiore abbondantemente al 20% per Fi».

Proprio in Sicilia Fi è il partito trainante della coalizione. Le vostre liste sono competitive?

«Sì, sono ottime liste. Un misto di società civile ed esperienza politica che sarà premiato. Accanto a protagonisti di rilievo come Prestigiacomo, Giammanco e Scoma, abbiamo il presidente dell'Ordine degli avvocati di Palermo, un magistrato molto in gamba come Giusi Bartolozzi ad Agrigento. Ma nel contempo abbiamo raccolto l'input del presidente, con giovani seri, preparati, competenti candidati in posizione utile e che meritano di essere promossi».

Ci sono altri nuovi acquisti in vista?

Si e verranno ufficializzati dopo il 4 marzo, fanno tutti riferimento al senatore Firrarello di Catania, col quale non si sono mai interrotti i rapporti e che in questi giorni è già impegnato col suo gruppo a sostenerci».

Chi è il vostro avversario in Sicilia, il Pd o i Cinque stelle?

«Il Movimento cinque stelle, sicuramente. Per me, più che una forza politica, è un fenomeno di disagio sociale. La gente non li vota per un'ideologia, li vota per sfiducia nei confronti del sistema dei partiti. Ecco perché in Sicilia c'è qualche collegio incerto. Ma sono fiducioso»

E in Sicilia il disagio non manca, il presidente Berlusconi ha parlato di un Piano Marshall da adottare per il Sud.

«Ottima proposta. Il governo Musumeci da quando si è insediato ha dovuto confrontarsi con emergenze: rifiuti, emergenza idrica, emergenza finanziaria, ereditata da Crocetta».

Il Ponte sullo Stretto è un tassello importante?

«Sì, e non è uno slogan. Il centrodestra al governo aveva avviato tutte le procedure e pure la gara d'appalto, e poi la sinistra ha annullato tutto. Le critiche al ponte sullo Stretto non le condivido, la Sicilia ora sconta prezzi enormi per il trasporto. Sarà un bene, e l'attuale governo regionale sarà finalmente in sintonia col governo nazionale».

La flat tax sarà utile per il rilancio del Sud?

«Si, molto. La nostra flat tax è la proposta più convincente per risolvere il problema della occupazione giovanile al Sud».

Lei sta girando la Sicilia ben oltre il suo collegio, perché?

«L'esito di queste elezioni si misura al Sud. Se si vince in Sicilia il centrodestra avrà la maggioranza e Forza Italia vincerà anche la corsa alla coalizione per la leadership. Per questo vado in giro a spiegare agli indecisi che votare i Cinque stelle significa votare per l'incompetenza al governo».

Nel suo collegio sarà una sfida tra ex presidenti del Senato, lei lo è stato, Leu schiera Pietro Grasso...

«Sì, è una bella sfida.

Ma io, al contrario di Grasso, feci campagna per il mio partito, non per un nuovo partito creato grazie a quella carica».

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