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Se la Consulta aiuta il partito anti-voto

Governo debole, a tempo, già defunto prima di nascere?

Se la Consulta aiuta il partito anti-voto

Roma - Governo debole, a tempo, già defunto prima di nascere? Certo, mezzo Parlamento è in piazza, Matteo Renzi è pronto a staccare la spina e, a Londra, i bookmaker non pronosticano troppi mesi di sopravvivenza all'esecutivo zombie di Paolo Gentiloni. Eppure, nemmeno troppo a bassa voce, il partito traversale dei frenatori si è messo al lavoro. In prima fila forse lo stesso presidente del Consiglio che, aprendo alla Camera il dibattito sulla fiducia, oltre alla «facilitazione» di un accordo per una nuova legge elettorale, elenca un programma talmente corposo che richiederebbe l'intera legislatura solo per iniziare ad affrontarlo: dal terremoto all'immigrazione, dal G7 dell'anno prossimo alle banche, dal Sud alla ripresa economica ai rapporti con l'Unione Europea. Quanto poi alla durata, puntualizza, «un governo resta in carica finché ha la fiducia del Parlamento».

E che qualcosa si sta muovendo lo si capisce anche da altri segnali. Come le parole di Giancarlo Coraggio, uno dei giudici della Consulta che tra un mesetto dovranno deliberare sull'Italicum, un passaggio obbligato prima di poter andare alle urne con due sistemi di voto omogenei. «Ma il 24 gennaio - spiega - c'è soltanto la convocazione della Corte, non la sentenza. Bisognerà discutere in udienza e poi in camera di consiglio. Quanto ci vorrà? Dipende dal relatore e dalla velocità del deposito del verdetto». Toccherà poi vedere se la sentenza sarà subito applicabile o se occorreranno leggi di applicazione e decreti di attuazione. I tempi quindi s'allungano.

Come pure la naturale predisposizione del Quirinale, obbligata anche dal ruolo, a tenere in piedi il più possibile la legislatura e a evitare lo scioglimento anticipato delle Camere, che è sempre considerato un vulnus istituzionale e che diventa inevitabile solo se non si trova una maggioranza. Inoltre, dal punto di vista di ogni presidente della Repubblica e di Sergio Mattarella in particolare, il governo a scadenza non esiste. C'è il governo e basta.

E lo si capisce pure dagli altri sostegni a Gentiloni in arrivo dalle imprese e dal Vaticano. Vincenzo Boccia, presidente della Confindustria, spera in un governo stabile e duraturo. «Abbiamo un piano industriale 4.0 che va implementato. La legge di bilancio è una parentesi importantissima ma il Paese ha bisogno di altre riforme. Speriamo anche che i partiti non dibattano solo di legge elettorale ma che si entri anche nel merito delle grandi questioni, Europa ed economia su tutte». Dal canto suo il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, fa «i migliori auguri al governo, che come sempre avrà molto da fare».

E così sia.

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