Cronache

Se il destino è nelle mani di chi passa di lì per sbaglio

Se il destino è nelle mani di chi passa di lì per sbaglio

Una stradina percorsa per caso, una giornata come tante, i pensieri persi altrove. Ci sono momenti in cui il destino, la vita o la morte, ti danno un appuntamento improvviso. E spesso a decidere la tua strada è chi la incrocia in quel preciso momento. «L'ho visto steso per terra, immobile, vicino a lui la madre che urlava disperata: ho pensato che suo figlio fosse morto». Pasquale De Rosa, trentaquattrenne infermiere di geriatria all'ospedale Santa Croce di Fano, è uno di quegli uomini che incrocia il destino di un altro al momento giusto. La persona giusta all'ultimo momento utile. Percorre una viuzza in una frazione di Fano a Sud del fiume Metauro, quando vede quel bambino di cinque anni, una fascetta di plastica stretta intorno al collo, soffocato, disperato, perduto. Ecco, perduto no. Trenta secondi, il tempo che serve al destino per cambiare tutto: «Il bambino non riusciva a respirare, né a chiedere aiuto» racconta al Corriere Adriatico. Un gioco finito male, il piccolo aveva stretto la fascetta senza capire il pericolo, di quelle che non si allentano. È un'impresa che pare al limite dell'impossibile. Si spezzano le forbici che usa per tagliare quella fascia maledetta, arriva un coltello. «Oltre che resistente racconta sempre De Rosa la fascetta era quasi entrata nella carne e con il coltello rischiavo di fare male al bambino, così ho usato le mie dita per proteggere il suo collo. Al limite mi faccio male io, ho pensato». Ma alla fine riesce a tagliare quel cappio, il bambino riprende a respirare, a vivere. Ci vorrà del tempo solo per dimenticare. «Era destino che dovessi passare di lì, perché in realtà non era nei miei programmi» sorride adesso De Rosa. Aveva deciso all'improvviso di cambiare strada, mentre passeggiava insieme con i due figli, un nipotino e il cognato. Cinque anni fa a Senigallia salvò la vita a un altro bambino che stava soffocando per colpa di un boccone di cibo che gli era andato di traverso. Succede anche a Luisa Giorgi infermiera trentottenne del 118 che, fuori servizio salva la vita a un ragazzo di 26 anni aggredito da un infarto su un campo di calcio. O Dario Buongiorno che, sempre passando per caso, salva la vita a Cuneo a una donna vittima di un malore in bicicletta. O ancora a Cesare Rogai che salva la vita di un pensionato di Arezzo. Coincidenze.

Come diceva Einstein del resto la «coincidenza è il modo di Dio di restare anonimo».

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