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Se l'ex procuratore che ha inquisito il Pdl corre con la sinistra

In lista a Parma l'ex capo dei pm Laguardia Nel 2011 si accanì sugli azzurri con le inchieste

Se l'ex procuratore  che ha inquisito il Pdl corre con la sinistra

È il magistrato che nel 2011 fece cadere la giunta di centrodestra. L'ex capo della Procura di Parma che procedette a una raffica di arresti, tra cui quello dell'allora sindaco Pietro Vignali - nel suo caso domiciliari - in un procedimento poi conclusosi per il primo cittadino con un patteggiamento a due anni senza ammissione di colpa, ma motivato «con l'esigenza per me vitale di voltare pagina, chiudendo un periodo di grande dolore fisico ed emotivo». Una inchiesta che interruppe la cosiddetta eccezione emiliana, ovvero quel modello di civismo vicino al centrodestra che riusciva a intercettare consensi trasversali e faceva di Parma un'isola bianca in una regione rossa.

Ora Gerardo Laguardia farà parte della lista Parma Protagonista a sostegno del candidato sindaco Paolo Scarpa che ha vinto le primarie del centrosinistra. «Laguardia si è messo a disposizione dopo tanti anni al servizio della città: nel 1975 lo ricordo giovane pm ai tempi del primo scandalo edilizio e più di recente in prima fila in un'altra fase di pulizia morale della città all'insegna della legalità» ha detto Scarpa. Per l'ex procuratore «il mestiere di magistrato non consiste solo nell'applicare codici e codicilli. Permette di venire in contatto con tante realtà importanti sia da un punto di vista sociale che umano, alle quali penso di poter dare un mio contributo».

Laguardia è in pensione dal 2014. Ma le sue inchieste per anni sono state criticate dal centrodestra, in particolare dall'allora coordinatore regionale Filippo Berselli che denunciò «l'intento persecutorio» contro il Pdl. Al momento del ritiro il procuratore dichiarò a Repubblica che «la difesa dal processo, e non nel processo, è una tecnica volta a spostare l'attenzione dai reati. Berlusconi ha fatto scuola. Quello che è grave è che ha contagiato anche il cittadino comune». Ora la sua candidatura - in un momento in cui la questione delle porte girevoli magistratura-politica è tornata fortemente sotto i riflettori - fa discutere e accende polemiche. Tanto più che un paio di mesi fa alla Camera è stato approvato il disegno di legge relativo a candidabilità, eleggibilità e ricollocamento dei magistrati che abbiano ricoperto incarichi politici che ha alzato da 6 mesi a 5 anni il periodo in cui il magistrato non deve aver prestato servizio nel territorio di riferimento della circoscrizione elettorale per potersi candidare. Il disegno di legge, però, deve ancora affrontare il vaglio del Senato.

È chiaro che la sostituzione della maglia da (ex) arbitro con una casacca politica fa discutere e rischia di gettare, sia pure retroattivamente, un'ombra su inchieste e vicende sulle quali a distanza di molti anni non si è ancora arrivati a sentenza. «La percezione della terzietà del magistrato fa la differenza. Questo è uno dei casi che inducono a una riflessione» commenta Annamaria Bernini, vicepresidente vicario del gruppo di Forza Italia al Senato. «È un caso che fa perdere di credibilità alla magistratura» attacca l'azzurro Alessandro Cattaneo. «Opportunità vorrebbe che questi casi non avvenissero più. Il Pd per anni ha strizzato l'occhio a un certo tipo di magistratura, ora dopo aver vissuto sulla sua pelle vicende controverse ha approntato una legge che affronta distorsioni come quella di Parma.

Lancio un appello al Pd affinché chieda un passo indietro a Laguardia e dimostri di voler passare dalla teoria ai fatti».

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