Politica

Se la paura e la burocrazia uccidono le sagre di paese

Massimo M. Veronese

É come strappare alla terra le radici, ai paesi le tradizioni, la memoria, la storia. È come togliere, a chi vive di vita virtuale, fatta di amici solo di «like», perduti dentro lo smartphone, prigionieri del rancore, l'occasione di stare insieme veramente, di guardarsi negli occhi, di ridere senza emoticon, di farsi degli amici senza chiedere l'amicizia. Hanno nomi di provincia, antichi e familiari, sagre, feste patronali, fiere mercato. E rischiano di finire ingoiate dai tempi che corrono.

La Festa delle Cascate di Molina ha saltato l'edizione numero quarantasei; la Notte bianca di Ghisalba si è spenta prima di accendersi; la sagra del Pecorino di Farindola ha abbassato la saracinesca. Niente sagra della Madonna del Carmelo di Inverno, Pavia; niente Festa del Ringraziamento a Introdacqua, L'Aquila; niente Festa dei Gumbi di Toirano, Savona (ma quest'anno forse ritorna). L'ultimo allarme viene dalle Pro Loco del Friuli Venezia Giulia: qui sono più o meno 200 le sagre paesane che rischiano di sparire. praticamente un'emergenza umanitaria.

Le ragioni sono di ieri e di oggi. I freni, quelli di sempre, imposti dalla burocrazia, i vincoli, quelli di oggi, voluti dalle norme sulla sicurezza, sempre più costrittivi, sempre più costosi. Dicono che la minaccia terroristica in fondo non ci tocchi, che non ci condizioni più di tanto. Non è vero. È la paura del lupo solitario, della macchina, o del camion, che spunta all'improvviso, a tutta velocità tra le bancarelle, a paralizzare lo stare insieme.

Le norme sulla sicurezza in vigore dal 2017 restano un muro per i Comuni, soprattutto quelli i più piccoli. Per proteggersi dalla paura sono lievitate le spese. E in più, ora, c'è un nuovo spettro che agita le notti delle Pro Loco: si chiama «Spazzacorrotti», è il provvedimento che escluderebbe dalle associazioni chi ha ricoperto incarichi politici. Così a morire, prima delle sagre, sono le associazioni che tengono vivo il territorio.

«Essere Pro Loco - spiega al Gazzettino il presidente regionale Valter Pezzarini - non è solo organizzare sagre ma, soprattutto nei piccoli centri a rischio spopolamento, essere un presidio che mantiene viva la comunità». E Antonino La Spina, presidente nazionale: «Senza le pro loco si ferma l'Italia». E salvare le sagre è un po' salvare quel che resta di una nazione.

La festa, semmai, facciamola alla paura.

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