Politica

Se la sinistra prima condanna e poi copia

Solito vizietto: un'idea che arriva da destra è demonizzata per partito preso

Stefano ZurloS'indignano quando a parlare e a proporre sono quei destri di Berlusconi e Salvini. Ma poi, con straordinaria coerenza, fanno copia e incolla di quei suggerimenti che prima bocciavano stracciandosi le vesti. Sì, la sinistra spesso e volentieri scomunica la destra, rozza e primitiva come i Flinstones, ma poi si abbevera alle stesse sorgenti. Tasse. Europa. Migranti. Rom. Lotta all'evasione fiscale. Il catalogo delle giravolte va sempre aggiornato, anche perché alla testa del Pd oggi c'è il camaleontico Matteo Renzi che è in rotta con buona parte della nomenclatura storica del suo partito ed è un campione nel cogliere gli umori popolari. Così il premier sconfessa i suoi che avevano sconfessato per una vita quel che il Cavaliere aveva messo sul tavolo. Prendiamo l'Europa: quando Berlusconi predicava contro l' austerità che toglie la febbre ma uccide il malato, tutta la sinistra italiana lo liquidava come un tipo bizzarro, anzi impresentabile. E la non premiata coppia Sarkozy-Merkel si dava di gomito fra sorrisetti di scherno. Oggi, anche fra i Democratici non c'è più uno che si azzardi a sostenere queste tesi e non reclami meno austerity, più crescita, più flessibilità. Anche alzando la voce, come ha fatto da un vertice all'altro il presidente del Consiglio che tuona contro l'Europa dei «burocrati e dei ragionieri dello zero virgola».Una clamorosa inversione a U. Ma non l'unica. Anzi: per decenni la sinistra comunista e postcomunista ci ha spiegato che le «tasse sono una cosa bellissima», secondo l' immortale definizione di Tommaso Padoa-Schioppa. E aggiungeva che i ricchi devono piangere e che gli ispettori del fisco devono militarizzare il Paese, con controlli capillari e asfissianti in una logica da Grande fratello. Il 30 dicembre 2011 l'Agenzia delle entrate manda la bellezza di 80 ispettori a Cortina, giusto per rovinare le vacanze dei negozianti e dei loro facoltosi clienti. In casa democratica è tutto un tripudio, come se avessero vinto al lotto, a destra invece suonano le campane a morto e fanno notare in coro che così si uccide un paese, la sua economia, la sua immagine, spingendo i turisti ad andare all'estero. Il mar Rosso separa le due visioni del mondo, ma poi arriva Renzi e il premier come gli ebrei passa dall'altra parte: «Il blitz è stato un grave errore. Questo meccanismo è profondamente sbagliato perché fa pensare ad uno stato di polizia, mentre oggi basta incrociare i dati». Tutto il contrario della letteratura politically correct sfornata a tomi da Pds- Ds-Pd. Ma va bene così. Quando questi concetti semplici semplici vengono sviscerati da destra suscitano scandalo e riprovazione. Quando escono dalla porta giusta, nemmeno uno schizzo o una goccia di contestazione. Miracoli.Come sull'emergenza Rom. Dopo la vittoria arancione di Giuliano Pisapia, il 30 maggio 2011 Niki Vendola tiene un comizio in piazza Duomo che passa alla storia: «Ti abbraccio fratello Rom». Sembra la caricatura di San Francesco ma è anche una linea politica inzuppata nel buonismo che non vede i reati e i campi abusivi, non sente le lamentele dei cittadini, non dice nulla di nulla se non sì e ancora sì a tutto e a tutti. Poi, a sorpresa, la giunta Pisapia annuncia che lo storico campo di via Idro, aperto nel lontano 1989 e quasi istituzionalizzato, deve chiudere. In un modo o nell'altro altro. Meglio se senza le ruspe che fanno tanto Salvini, ma certo non con carezze e mazzi di fiori. Gli assessori Marco Granelli e Pierfrancesco Majorino, quello che ha dato filo da torcere a Sala e si è piazzato terzo alle primarie, se ne escono con una dichiarazione che, tolto il velo di retorica che l' addolcisce, suona come un riposizionamento, alle latitudini leghiste. I due concordano infatti su «una logica di superamento del campo che non costituisce una soluzione dignitosa».La soluzione l'hanno sempre loro, poi però la devono capovolgere per non vederla andare a picco. Salvini provoca e afferma di voler fermare gli immigrati al largo e affondare i barconi dei trafficanti. Il solito coro greco intona la sua rabbia per tanta brutalità. Poi, il 12 maggio 2015, il solito Renzi atterra soavemente sul tema. E che dice? Bombardare i barconi nei porti? «È un'ipotesi che è stata praticabile in Albania, sono tecniche militari, lo studio è pronto, noi siamo pronti ad intervenire». Insomma, si può fare. Ma vuoi mettere, con toni misurati e senza strepiti. È sempre lo stesso ritornello. Berlusconi duella con i magistrati per un ventennio, poi arriva l'homo novus e liquida la corporazione togata con uno sfottò: «Certi giudici sono ridicoli, l'Italia è il Paese del diritto, non delle ferie». Capitolo chiuso, dopo anni e anni di girotondi, solenni proclami sulla legalità e battimani scroscianti a tutti i Pool e ai loro cloni. Game over, anzi no. La sinistra per due volte ha buttato giù il progetto del ponte sullo Stretto che il Cavaliere voleva realizzare. Sorpresa, a novembre scorso ecco il contrordine renziano: «Il ponte si farà».

Sembra uno scherzo, è una tecnica collaudata.

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