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Se lo Stato ostacola un modello che farebbe risparmiare 80 miliardi

Il residuo fiscale è il più alto d'Italia, il triplo di quello del Veneto

Se lo Stato ostacola un modello che farebbe risparmiare 80 miliardi

Ne parlavamo con orgoglio: la Lombardia felix. Un dato racchiude tutti i primati che questa regione locomotiva poteva vantare. All'inizio degli anni Novanta la Lombardia era al quarto posto fra le «sorelle» d'Europa per Pil pro capite. Oggi, ci spiega Giuseppe Valditara in un saggio smilzo ma densissimo di numeri e cifre, la Lombardia è precipitata al ventinovesimo posto. Un declino inarrestabile che Valditara, giurista con cattedra, studioso di molti fenomeni ed ex senatore, imprigiona dentro un titolo eloquente: La questione lombarda, in uscita per Aracne editrice. Certo, Milano e le sue province sono sempre sopra l'asticella, al 134 per cento della media continentale, ma la discesa appare inarrestabile. E il libro la documenta con pennellate efficaci: «Brema e Utrecht conservano le posizioni, Groningen le migliora, Stoccarda le peggiora però in misura molto meno significativa della Lombardia». Risultato: l'arretramento che non si ferma. Sarà un caso, ma Valditara ci mette sulla strada di una possibile risposta al dramma sociale che questa terra sta vivendo, spiegandoci che la Lombardia è stata sorpassata anche dalla provincia autonoma di Bolzano.

Sì, l'autonomia, declinata in forme soft o trasformata in secessione, è una delle chiavi di lettura di questo libretto. Milano, Bergamo, Brescia sono sempre il motore d'Italia, ma qualcosa si è inceppato. Impossibile analizzare tutte le sfaccettature di una realtà complessa, ma Valditara, procedendo sempre a flash, illumina altri capitoli inquietanti. Il residuo fiscale, ovvero la differenza, come la chiama lui, «fra le entrate complessive regionalizzate e le spese complessive regionalizzate», era pari nel 2012 a 53,9 miliardi. In soldoni, la Lombardia dà molto più di quello che riceve. Per carità, il Nord riempie le prime posizioni di questa sfortunata classifica: il Veneto «presenta un saldo a suo danno di 18,2 miliardi», l'Emilia Romagna raggiunge quota 17,8, il Piemonte si ferma a 10,5 miliardi. Ma queste voragini non consolano. È l'Italia squilibrata che più squilibrata non si può: il rapporto con Roma rischia di essere a senso unico, con la spremitura senza requie delle zone più virtuose del Paese.

D'altra parte, Valditara saccheggia una ricerca di Confcommercio del 2014 che spiega almeno in parte i guai di un Paese incorreggibile: «Se la spesa media italiana fosse pari a quella lombarda si risparmierebbero oltre 80 miliardi». Un tesoro che libererebbe l'Italia da molti problemi. L'autore, puntualmente scandaglia e trasforma i sogni e le frustrazioni in agili proiezioni: «Il gettito Irpef italiano è pari a 170 miliardi, il gettito Irap nazionale è di poco superiore ai 30 miliardi, l'imposizione complessiva sulla casa si aggira sui 50 miliardi». Facile intuire il seguito: «Se la spesa pubblica italiana fosse mediamente equivalente a quella lombarda si avrebbero risorse sufficienti per abbattere di quasi la metà l'Irpef, ovvero per eliminare l'Irap, ovvero ancora per eliminare tutta la imposizione sulla casa».

Sarebbe un'altra Italia e la questione lombarda finirebbe finalmente in archivio.

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