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Seattle, tassa su Amazon per aiutare i senzatetto

Prezzi delle case alle stelle, l'imposta a sostegno dei più poveri. Bezos: «Approccio ostile»

Seattle, tassa su Amazon per aiutare i senzatetto

La stampa l'ha già ribattezzata «Amazon tax». Perché l'imposta approvata lunedì dal consiglio comunale di Seattle, la città portuale dello stato di Washington dove hanno sede, oltre alla creatura di Jeff Bezos, colossi come Microsoft, Starbucks e i grandi magazzini Nordstrom, è stata pensata proprio per tassare la società di e-commerce. Che fa in gran parte da motore economico del territorio, con i suoi 45mila dipendenti solo a Seattle, ma che ha anche causato l'impennata dei prezzi del mercato immobiliare e la conseguente crisi abitativa, con una presenza sempre più numerosa di senzatetto per le strade.

Gli ammistratori locali, nonostante le riserve della sindaca Jenny Durkan, hanno approvato una tassa pro capite di 275 dollari all'anno per ogni dipendente assunto a tempo pieno da applicare alle aziende che fatturano più di 20 miliardi di dollari annuali. Vale a dire, oltre ad Amazon e alle altre multinazionali di cui sopra, anche Facebook, Apple e Google, che hanno una presenza in città. L'imposta entrerà in vigore dal 2019 per i successivi 5 anni e dovrebbe garantire alle casse comunali entrate pari a 47 milioni l'anno. Soldi che saranno spesi per far fronte alla crisi dei senza fissa dimora (l'anno scorso ne sono morti 169, contro i 32 del 2016) e per rimediare alla carenza di case per i meno abbienti.

Ma se il fine è indiscutibilmente nobile, l'azienda di Bezos e altre 130 grandi società ne rifiutano i mezzi e si sono opposte alla nuova tassa. «Siamo molto preoccupati per il futuro creato dall'approccio e dalla retorica ostile del consiglio comunale nei confronti delle grandi aziende, che ci costringono a mettere in discussione la nostra crescita qui», ha dichiarato il vicepresidente di Amazon, Drew Herdener. Critica anche Starbucks: «La città aumenta la spesa senza fare riforme concrete».

Inizialmente era stata messa sul tavolo una versione più pesante dell'imposta, che valeva il doppio di quella infine approvata lunedì. Se le cifre sono poi state dimezzate è stato solo grazie all'intervento della sindaca Durkan, che aveva minacciato di mettere il veto sulla decisione per evitare di colpire i lavoratori e l'economia cittadina. Ora sta a lei firmare il provvedimento per farlo entrare in vigore. Dal canto suo Amazon, pur nella «delusione», sembra sollevata per aver evitato il peggio, e ha comunicato di aver sbloccato il cantiere del nuovo campus in costruzione a Seattle, messo inizialmente in stand by nell'attesa di valutare gli impatti della nuova tassa.

E se la città dello stato di Washington sembra voler limitare l'influenza del colosso di Bezos, uomo più ricco degli Usa, negli Stati Uniti è partita la corsa ad accaparrarsi il nuovo quartier generale dell'azienda: in lizza ci sono 20 città, entro l'anno sarà comunicata la prescelta.

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