Politica

Sedicenne scomparso ritrovato in un pozzo ucciso da un coetaneo

Gli ha sparato alla testa con la pistola di papà Giuseppe Balboni forse finito in un brutto giro

Lucia Galli

Per uccidere il suo amico ha usato la pistola di papà e ha mirato alla testa. Sono queste le uniche agghiaccianti certezze sull'uccisione di Giuseppe Balboni, 16enne di Ciano di Zocca, scomparso da lunedì 17 settembre e ritrovato cadavere, ieri mattina, in un pozzo di Castello di Serravalle, nel bolognese. Ad ucciderlo sarebbe stato un amico, coetaneo e minorenne come lui, che ha confessato ieri sera dopo ore di interrogatorio mentre già la procura dei Minori di Bologna, con il procuratore capo Silvia Marzocchi e la collega Alessandra Serra, si era messa in moto per ascoltare i numerosi amici di Giuseppe. Il suo corpo è stato gettato capo all'ingiù in un pozzo nella piccola frazione di Tiola, non lontano da un'abitazione privata. Sulla testa evidenti ferite da arma da fuoco: così gli inquirenti hanno avuto la certezza di quello che, nelle ultime ore, era ormai più di un sospetto. Giuseppe non andava cercato lontano, era stato ucciso e probabilmente da qualcuno che conosceva bene o che doveva incontrare. Dopo diverse ore sotto torchio, dopo una serie di interrogatori incrociati ad altri amici e coetanei, uno di loro è crollato e ha confessato. «Sono stato io». Non una parola di più sul movente. Non una sulla dinamica.

Otto giorni fa Giuseppe è uscito di casa di buon'ora, inforcando il suo phantom Malaguti rosso fuoco. Ai genitori ha detto di dover incontrare un amico per colazione e che si sarebbe diretto a Tiola, dove vigneti e casolari abbandonati punteggiano la campagna di questo scampolo di Emilia. L'appuntamento, invece, è stato con la morte. Mezz'ora per sparire, meno di 20 km per far perdere le tracce. Mentre la macchina delle ricerche si metteva in moto, lui era probabilmente già morto, tradito da un amico e buttato in quel pozzo.

I genitori hanno escluso da subito un allontanamento volontario e non hanno mai smesso di sperare anche durante gli accorati appelli sui social e in Tv, contattando anche Chi l'ha visto.

Il cellulare di Giuseppe, però, era muto ormai da troppi giorni e aveva agganciato per ultima proprio la cella telefonica di Tiola dove si sono concentrate in questi giorni le ricerche. I Carabinieri, con i comandi di Modena e Bologna, i Vigili del fuoco, i cani molecolari che hanno portato verso quel pozzo, ieri mattina. Giuseppe era li: lo hanno trovato ad oltre tre metri di profondità i sommozzatori. Da giorni una serie di indizi e di ritrovamenti facevano ormai pensare al peggio: qualcuno ha provato ad occultare il suo motorino, ritrovato sotto delle foglie accanto ad una fontana di Castello di Serravalle. Qualche ora dopo ecco la giacca, poi il portafoglio. Il sindaco di Valsamoggia Daniele Ruscigno ha ricordato Giuseppe: «Viveva a Zocca ma la sua compagnia era qui, da noi».

E proprio mentre alcuni suoi amici portavano un mazzo di fiori a quel pozzo maledetto, altri sì, a mezze parole, ammettevano che forse Giuseppe si era cacciato in un brutto giro, con gente più grande.

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