Cronache

Segre, primo giorno scortata. Israele: vergogna per l'Italia

Dopo le minacce e gli insulti la senatrice sotto tutela Salvini solidale, ma minimizza: «Anche io minacciato»

Segre, primo giorno scortata. Israele: vergogna per l'Italia

Un ombrello azzurro a ripararla dalla pioggerellina, che batte sul primo giorno di Liliana Segre protetta dalla scorta. Ormai sono indispensabili due carabinieri a Milano, in Italia, perché possa attraversare la galleria e visitare una mostra alla Scala l'elegante signora di 89 anni, senatrice a vita, simbolo vivente della Shoah e della possibilità di sopravviverle senza mai pronunciare la parola «odio», lei che nel gennaio 1944, a tredici anni, fu deportata in un vagone piombato dal binario 21 nel campo di sterminio di Auschwitz. La misura di protezione, tecnicamente una tutela, è stata decisa dal Comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico presieduto dal prefetto di Milano, Renato Saccone, dopo le minacce social e gli striscioni.

Israele esprime sconcerto con un intervento dell'ambasciatore in Italia, Dror Eydar. «Sgomento per la notizia della scorta alla senatrice Segre. A lei la nostra solidarietà e il ringraziamento per l'impegno contro l'odio razziale. Una sopravvissuta di 89 anni sotto scorta simboleggia il pericolo che corrono le comunità ebraiche ancora oggi in Europa» scrive l'ambasciatore su twitter. Sdegnato anche Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme: «È una vergogna per l'Italia che una sopravvissuta alla Shoah di 89 anni sia attaccata in questo modo su internet».

Dall'ambasciatore d'Israele, insieme all'apprezzamento per l'impegno del governo, arriva un invito: recepire «la definizione di antisemitismo dell'Ihra», l'Alleanza internazionale per la memoria dell'Olocausto, secondo «l'impegno preso dalla Camera e dal presidente Conte». Tra le manifestazioni di antisemitismo, vi è anche ritenere gli ebrei collettivamente responsabili delle azioni dello Stato di Israele. Insomma, serve chiarezza perché è anche nel brodo di cultura dell'ambiguità che nasce l'antisemitismo.

Dal Vaticano il gesuita Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà cattolica, vicino al Papa, non ha dubbi: «Se, a causa delle minacce, a Liliana Segre è stata assegnata la scorta qualcosa si è rotto nel nostro vivere civile. Se una donna sopravvissuta al nazismo oggi deve vivere sotto protezione significa che non può esserci più nessun se o ma nel nostro impegno contro l'odio». In Italia la condanna è unanime e non solo in politica, dai Cinquestelle, dai sindaci di Milano e Roma, Beppe Sala e Virginia Raggi, al segretario del Pd, Nicola Zingaretti, fino al deputato Emanuele Fiano («Difendere oggi chi ha attraversato l'inferno ieri è un dovere ma è anche una sconfitta»), da Fabio Fazio a Lapo Elkann a Gad Lerner.

Si solleva la capogruppo di Fi alla Camera, Mariastella Gelmini: «Dispiace che una donna con la sua storia debba essere costretta alla scorta. Solidarietà da tutto il gruppo». Matteo Salvini solidarizza a suo modo: «Non è una bella giornata per l'Italia quella che in cui si vede assegnata la scorta a Liliana Segre, che ha tutta la mia vicinanza. Negare l'olocausto, dirsi antisemiti nel 2019 è da ricovero urgente». Poi aggiunge: «Anch'io ricevo minacce, ogni giorno. Le minacce contro la Segre, contro Salvini, contro chiunque sono gravissime».

Il leader di Forza Nuova, Roberto Fiore, nega intanto il collegamento tra lo striscione e la Segre e annuncia che procederà per vie legali.

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