Cronache

Quel selfie che cattura l'ultimo sorriso

Da chi si riprende prima dello schianto in auto a chi fa l'acrobata nel vuoto

Quel selfie che cattura l'ultimo sorriso

In inglese li chiamano Selfie-Deaths. Sono vittime della sfortuna non meno che dell'imbecillità. Controeroi che sacrificano la propria vita alla vanità di uno scatto a uso social che non posteranno mai, perché la falce della trista mietitrice è più lunga dello stick per l'autoscatto.

Di morti per un selfie se ne enumerano a decine. Secondo gli ultimi calcoli in tre anni la Spoon River con il cellulare in mano e un sorriso stampato in faccia snocciola almeno 150 croci. Una contabilità resa un po' incerta dal fatto che spesso la realtà si confonde con la leggenda. Ma alcuni casi sono eclatanti. Uno dei più recenti quello di un tredicenne di Petrizzi, in Calabria, travolto e ucciso ai primi di marzo da un treno in corsa vicino alla stazione di Soverato mentre era intento a sfidare due amici a chi si sarebbe fotografato più vicino ai convogli sferraglianti. Gli altri lo hanno evitato per un pelo, lui no. Amen.

In genere gli autoscatti più rischiosi, i cosiddetti daredevil selfie, sono quelli fatti per vantarsi di una bravata pericolosa e ammonticchiare migliaia di like. Un uomo di 32 anni due anni fa fu incornato a morte da un toro mentre riprendeva un encierro nei pressi di Toledo. Sui monti Urali due sciocchi turisti saltarono in aria mentre sorridevano con una granata inesplosa (almeno fino a quel momento). Sempre in Russia, Paese dove l'autoscatto suicida va assai di moda, si contano anche una ventunenne che si fece saltare le cervella mentre si puntava alla tempia una pistola per una fotografia indimenticabile (e la faccenda a suo modo lo è stata, non c'è dubbio) e, a Ryazan, un adolescente fulminato dai cavi dell'alta tensione toccati mentre si arrampicava sul ponte di una ferrovia per un selfie acrobatico. Episodi ricorrenti che spinsero tempo fa le autorità di Mosca a lanciare una campagna informativa denominata «Safe Selfie» per spingere soprattutto i giovani a fare più attenzioni alle insidie della fotografia estrema.

Ma la fantasia dei «selfisti» non ha limiti. Una delle tendenze è quella dello scatto in bilico da un grattacielo. Di recente la modella Viki Odintcova (indovinate di che nazionalità? Ma sì, russa) si è sporta dalla Cayan Tower a Dubai, in bilico su 300 metri di nulla tenuta solo per la mano da un amico. Lei è viva e vegeta e anzi vorrebbe essere pagata dai proprietari dell'edificio per la pubblicità non richiesta ma qualcun altro seguendo il suo esempio (e quello di Aleksander Remnev, il più noto degli skywalker) potrebbe presto raggiungere il fatale obiettivo.

Una foto è per sempre. Ci sono morti da selfie mangiati dallo squalo, colpiti da un tricheco, scivolati in visita al Taj Mahal in India, precipitati da ogni genere di ponte, schiantati in auto come Collette Moreno, morta in un incidente poco dopo un gioioso selfie con l'amica alla guida. Clic.

Boom.

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