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Selfie e cori da stadio Il leader commosso dal bagno di folla Ma non si fa tentare da strappi alla dieta

Selfie e cori da stadio Il leader commosso dal bagno di folla Ma non si fa tentare da strappi alla dieta

Roma Sono le 20.40 di sabato quando Silvio Berlusconi fa il suo ingresso nella hall del Grand Hotel Palazzo della Fonte di Fiuggi. La calca di dirigenti, militanti, simpatizzanti, fotografi, cameramen è impressionante. La manifestazione d'affetto è fragorosa, l'atmosfera è quella dei grandi eventi, le grida «presidente, presidente» risuonano impazzite, i telefonini scattano foto a ripetizione.

La scena non lascia indifferente il presidente di Forza Italia che si guarda attorno, sorride, ma non nasconde neppure la sua commozione. Il tempo del ritorno sulla scena è arrivato e la sensazione del nuovo inizio, dell'ingresso in un nuovo tornante della storia politica berlusconiana è forte e palpabile. E il Cavaliere sembra esserne consapevole.

Berlusconi stringe mani e poi va dritto al primo piano della suite imperiale (130 metri quadrati più 200 metri quadrati di terrazzo). È l'inizio di una due giorni apparentemente complessa e costellata di variabili, soprattutto alla luce della coincidenza temporale con la Pontida salviniana, ma tutto si risolve nel migliore dei modi. Berlusconi - fedele alla nuova disciplina che si è autoimposto - non cede alla tentazione di partecipare alla cena di beneficenza o di unirsi alle canzoni che i ragazzi del partito intonano nei saloni attorno a un pianoforte. Preferisce restare nella sua stanza dove fino alle quattro di notte mette a punto un lungo discorso da 40 pagine che poi sceglierà di non leggere, andando a braccio. Quel documento, però, vuole che sia inviato nelle mail di tutti i dirigenti come una sorta di mappa programmatica con cui affrontare le insidie della campagna elettorale. La domenica la lettura dei giornali, con diversi pagine dedicate alla candidatura di Luigi Di Maio lo convince a inserire l'affondo contro «la bella meteorina della politica», battezzando quello che sarà un claim dei prossimi mesi: l'esperienza e l'affidabilità contro l'improvvisazione; una vita di successi e una lunga storia di leadership politica e imprenditoriale contro l'ambizione di chi non ha una «struttura» e un curriculum all'altezza. Perché, per dirla con Sestino Giacomoni, «da Renzi a Di Maio il rischio di passare dalla padella nella brace è altissimo».

Alla fine del discorso Berlusconi è provato per la performance di oltre un'ora e mezza, ma ciononostante rimanda il pranzo fino a oltre le 16 e accoglie - insieme ad Antonio Tajani, Licia Ronzulli, Sestino Giacomoni e Renato Brunetta - i sindaci del terremoto e la figlia del sindaco di Caracas. L'ex premier si sente bene fisicamente e mentalmente, l'estate «monacale» lo ha rinfrancato e anche a Fiuggi mantiene la disciplina alimentare - all'insegna di insalate, piatti a base di verdure, acqua e limone - adottata ormai da due mesi (con una piccola deroga per la torta di mele). Manifesta apprezzamento anche per la location di cui loda la quiete e il verde. Ma è soddisfatto soprattutto del calore della gente, delle sensazioni che è tornato a provare, di quello scambio di entusiasmo con il suo popolo di cui confessa aveva sentito profondamente la mancanza. Un riscontro ottenuto anche attraverso la generosità e i piccoli gesti inattesi. Come quando si ferma a farsi fotografare nelle cucine dell'Hotel con cuochi e camerieri.

Regalando sorrisi, battute e una giornata da ricordare a chi ha faticato per la riuscita della grande rentrée.

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