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Serve personale per le domande di asilo Ma il concorsone al Viminale va a rilento

La selezione non si concluderà prima del 2018. Forza Italia: "Bando inutile"

Serve personale per le domande di asilo Ma il concorsone al Viminale va a rilento

Roma - La promessa era di aumentare «con urgenza» di 250 unità il personale delle commissioni territoriali incaricate di valutare le domande d'asilo. L'obiettivo? Velocizzarne il lavoro con personale fortemente specializzato, reclutato attraverso una selezione pubblica.

Alla prova dei fatti la realtà potrebbe essere molto diversa: con il concorsone voluto dal governo Gentiloni e dal ministero dell'Interno potrebbero volerci anni per avere personale aggiuntivo, oltretutto con qualifiche professionali da verificare. Il tutto mentre la situazione appare sempre più drammatica: lo smaltimento dell'arretrato delle domande di protezione è questione di anni e questi ritardi comportano un fortissimo aggravio di spesa per le casse dello Stato. Basti considerare che a oggi le domande esaminate sono state 64.620 mentre ne restano pendenti ben 133.811 (dati riferiti al 9/06/2017).

Il primo annuncio del ministro Marco Minniti risale ormai al 22 febbraio, quasi cinque mesi fa. Il concorso è stato indetto il 26 aprile. La definizione delle linee guida inizialmente prevista per fine giugno è stata rinviata al 18 luglio. I posti messi a bando sono 250, sono giunte 54.051 domande di partecipazione. È previsto lo svolgimento di due prove scritte. Infine, si terrà la prova orale. I vincitori dovranno poi sostenere un tirocinio di 4 mesi.

Questo bando è finito sotto la lente di ingrandimento del deputato di Forza Italia, Gregorio Fontana, che si prepara a presentare una interrogazione parlamentare per metterne in luce le debolezze e le anomalie. Nel mirino i tempi e i criteri di selezione che rischiano di attirare figure professionali non specializzate nella gestione del fenomeno migratorio. «È un concorso concepito per burocrati o funzionari ministeriali, di tipo generalista, figure senza alcuna attinenza con la gestione delle domande di protezione internazionale» spiega Fontana. «Non è richiesta alcuna specializzazione e alcun titolo qualificante, nonostante il ruolo delicato che i vincitori andrebbero a svolgere presso le Commissioni e questo ha fatto innalzare il numero delle domande. Non è prevista la perfetta conoscenza della lingua inglese, il francese e l'arabo sono solo facoltativi. Per fare presto si sarebbe dovuto percorrere tutt'altra strada: aumentare il numero delle Commissioni e irrobustirle con personale altamente qualificato già in forza nelle amministrazioni dello Stato. Tanto più che l'esperienza ci dice che i tempi dei concorsi possono essere molto lunghi. Un concorso per 340 posti di magistrato ordinario, indetto il 5 novembre 2014, s'è concluso, con la pubblicazione della graduatoria, il 28 febbraio 2017». Un caso forse estremo, ma realisticamente è difficile immaginare che il rafforzamento delle Commissioni territoriali possa andare a pieno regime prima della metà del 2018.

Il punto è che, spiega ancora Fontana, «sarebbe fondamentale prevedere che i commissari stessi siano in grado di valutare le risposte fornite dai migranti, in base alle proprie conoscenze geopolitiche e culturali, al di là della traduzione fatta dall'interprete. Servirebbero poi conoscenze di diritto internazionale, ma in realtà, non s'è fatto altro che applicare schemi concorsuali standard».

Il risultato? «Un provvedimento bandiera utile solo per avere qualcosa da dire in campagna elettorale».

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