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Con Servello si è spenta l'ultima fiamma del Msi

La destra italiana perde un pezzo di storia: l'ex parlamentare è scomparso ieri a Milano a 93 anni. Fu lui a presentare Berlusconi ad Almirante negli anni '80

Con Servello si è spenta l'ultima fiamma del Msi

Milano«Ha lasciato la sua comunità politica dopo una lunga e coerente militanza condotta con la tempra del vero combattente». Con questa frase che sembrava ancora incisa su un marmo littorio, il 3 gennaio del 2012 Franco Maria Servello annunciava sul non ancora agonizzante Secolo d'Italia la morte di un grande vecchio della Destra italiana come Mirko Tremaglia. L'altra notte, in una clinica di Milano, se ne è andato anche lui e vien quasi naturale utilizzare per ricordarlo quelle sue stesse parole.

Servello avrebbe compiuto 94 anni il 3 ottobre e a portarselo via, secondo il bollettino della clinica milanese, è stata una «crisi respiratoria». In realtà il peso di un'età che non gli aveva consentito di partecipare alla serata organizzata a Milano lo scorso 22 maggio per aprire le celebrazioni organizzate della Fondazione An per i cent'anni di Giorgio Almirante. Un altro gigante di cui solo Dio sa quanto avrebbe bisogno la Destra in questi tempi di doppi Fini e mezze calzette. E per Servello, che di Almirante fu un pretoriano, la sala si alzò in piedi. A ricordare una stagione politica fatta anche con le spranghe, ma da gentiluomini che avevano grande rispetto. Non i «vaffanculo day» e le pugnalate alle spalle tra compagni dopo un #enricostaisereno . Altri politici e altra politica, come testimoniava lo stesso Servello quando ricordava «il famoso discorso di Luciano Violante del 1996 che, da presidente della Camera, al momento dell'insediamento disse che era venuto il momento di riflettere anche sulle ragioni dei vinti e in particolare sulle ragioni di chi in buona fede si schierò dalla parte di Salò». Di sé al Foglio diceva: «Sono l'ultimo in vita tra gli uomini che videro nascere da dentro il Movimento sociale». Di cui rimpiangeva la sparizione «dell'anima nazionale e sociale».

Era un «doroteo missino fedele ad Almirante, tutto ordine e disciplina», lo ricorda da Padova dove le Br fecero i primi due morti (missini) un militante che ha fatto la storia del Msi. «Nelle Milano degli anni di piombo viveva dietro una porta blindata, perché essere ammazzato dai rossi era un attimo». Insegnante, giornalista, consigliere comunale di Milano dal 1951 al 1963, aveva sostituito Mario De Agazio alla direzione del settimanale neofascista Meridiano d'Italia dopo che lo zio era stato assassinato dalla Volante Rossa nel 1949. Ci voleva coraggio. Appassionato di calcio e grande interista, fu nel cda dell'Inter di Helenio Herrera e Angelo Moratti. Dal 1958 in parlamento per il Msi, dal 1996 senatore e capogruppo di An alla Bicamerale, il 28 febbraio 2006 comunica che non si ricandiderà. Gianfranco Fini lo ringrazia. Ieri lo ricordava come «uomo generoso e leale, ci mancherà la sua coerenza e la sua onestà».

Amministratore del Secolo d'Italia , fondatore della milanese Radio University , negli anni Ottanta strinse i primi rapporti con Silvio Berlusconi che presentò ad Almirante. «Senza di lui - ricorda un commosso Ignazio La Russa - non avremmo resistito a Milano agli anni della ingiusta criminalizzazione e alla violenza rossa». Per Giorgia Meloni «col suo impegno ha segnato gli anni più duri della destra politica milanese e nazionale». La sua vita in un libro.

«Sessant'anni in Fiamma», edizioni Rubettino.

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