Politica

Sesso, tessuti e motori Se l'ibrido ispira la moda

Cucinelli abbina i tagli formali ai capi sportivi Paoloni adatta la maglia alla giacca impeccabile

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Firenze «L'uomo è vittima di un ambiente che non tiene conto della sua anima». L'ha scritto Charles Bukowski in Storie di ordinaria follia, Tom Waitts l'ha messo in musica nelle sue ballate e Alessandro Michele l'ha trasformato nella più interessante delle domande di moda: che fine ha fatto l'identità di genere? Il messaggio arriva forte e chiaro dalla mostra Il Maschile: mente androgina, corpo eclettico inaugurata ieri al Gucci Garden di Firenze.

A cura del critico d'arte Maria Luisa Frisa, la mostra presenta in 16 fulminanti modelli provenienti dall'archivio Gucci il cambiamento epocale avvenuto nella società su questo tema. Si passa dal loden in camoscio verde che negli anni Settanta accomunava il «cummenda» un po' play boy e il ragazzaccio da bosco e riviera genere Helmut Berger per arrivare alle pazzesche creazioni di Alessandro Michele tipo la mantella ricamata nei più teneri colori del mondo, il cappotto a postigliona con la scritta «Aveugle par amour» e la camicia in pizzo e perline rosso fuoco.

In mezzo Tom Ford con le sue divine giacche sartoriali sui pantaloni in pelle nera da cruising e tutto intorno (cioè sulle scale e in due stanzette del fascinoso edificio medioevale) i bellissimi affreschi dell'artista no gender MP5 sulla pluralità di gusti sessuali tra adulti consenzienti e dell'illustratore Alex Merry su esoterismo e metafisica. Inevitabile a questo punto chiedersi se i 1230 espositori di Pitti Immagine Uomo si sono posti le stesse domande fonte d'ispirazione della moda maschile di Alessandro Michele per Gucci, ma anche di una discussione al Congresso degli Stati Uniti e del serial TV Butterfly in onda su Sky.

«Io veramente sono partito dalla presentazione di uno scooter blu royal per indagare sul potere della tinta unita» dice Pino Lerario, maitre a penser di Tagliatore, il brand che nelle passate stagioni ha dato alle fantasie maschili (righe, quadri, principe di Galles e pied de poul) tutto il potere del mondo. Stavolta la sobrietà comincia nello stand ma poi capisci che è tutta apparenza: dietro c'è un intelligente esercizio di aggiunta e sottrazione. Quello che sembra un semplice cappotto doppiopetto nero o blu royal ha in realtà lussuosi bottoni con la galvanica d'oro zecchino che costa un botto. Invece il rosso caldo delle belle giacche da sera sembra un'eccentricità e invece piace ai giovani ma sta benissimo anche a chi ha i capelli bianchi, l'ideale con un vero taglio sartoriale. Brunello Cucinelli punta piuttosto all'ibridazione tra lo sportswear e il formale ottenuta con un sofisticato studio tra tessuti, proporzioni e colori. In poche parole il velluto roccia dei calzoni da montanaro diventa un sublime completo con cui si può passare dal consiglio di amministrazione al trekking in quota.

«Merito delle forme leggermente più morbide: mezza taglia in più per avere libertà di movimento senza perdere l'aplomb» dice lo stilista-filosofo spiegando che la tavolozza del prossimo inverno parte dai nuovi neutri (mastice, canapa, vicua, cammello, beige) per arrivare ai grandi classici con punte di grigio, verde, burgundy e blu.

Da Paoloni l'ibrido è un concetto sartoriale: la giacca di maglia che sembra tessuto ma con tagli e proporzioni impeccabili: un capo degno dello stile country inglese consegnato al mito da Downton Abbey. Il capo fa parte di una capsule di 13 classici della maglieria da uomo: dal collo alto al gilet.

Tutto il resto è in tessuto tagliato e cucito con gli stilemi del made in Italy, un settore che fattura 96 miliardi l'anno, più del 50 % della bilancia dei pagamenti nazionali.

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