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Per sette italiani su dieci il Paese regredisce

Dimezzata la sensazione di poter incidere sul futuro. Sfiducia anche su immigrazione e Ue

Per sette italiani su dieci il Paese regredisce

Un'Italia meno europeista, più chiusa su se stessa e molto preoccupata del futuro. È questa la fotografia scattata da «Swg», che domani a Milano presenterà i risultati di 20 anni di cambiamenti sociali, nel corso di un evento che culminerà con l'intervista di Enrico Mentana a Matteo Salvini. «Change. Gli italiani sono in rivolta?». La società di ricerche proverà a rispondere a questa domanda analizzando l'evoluzione di sentimenti e opinioni degli italiani. A quattro testimonianze particolari sarà affidato il racconto di altrettante «visioni», su economia, social network, lavoro e Chiesa. Infine il direttore del Tg7 intervisterà il ministro dell'Interno e leader della Lega, protagonista come pochi altri di questa stagione di grande cambiamento.

Il crollo del «sogno» europeo, la sfiducia nell'immigrazione, un diffuso sentimento di esclusione, la sensazione che il Paese stia regredendo. Sono questi i sentimenti che segnano una trasformazione netta, e un ciclo pieno di incognite per la società e la politica italiana. «Una società complessa, prima ancora che ripiegata - spiega il professor Enzo Risso, direttore scientifico di Swg - Una società in cui si registra un'inversione di tendenza. Il nuovo millennio era iniziato con una spinta all'apertura, all'innovazione, e con un gran numero di persone convinte di essere in grado dominare il proprio futuro e la propria esistenza». «Dopo tre lustri - riflette Risso - il quadro si è invertito. Il Paese si sente inserito in un fenomeno di regressione, e questo è il portato della grande crisi e delle peculiari difficoltà del sistema italiano, con una scarsa fiducia nelle classi dirigenti».

Dal 2005 al 2017, la sensazione di poter incidere sul proprio futuro si è dimezzata. E, secondo i risultati delle analisi Swg, il senso di regressione è ormai tre volte superiore alla convinzione che il Paese si stia modernizzando. Nel 2008-2009 i due dati erano alla pari, adesso il 72% pensa che stiamo regredendo e solo il 28% che ci stiamo modernizzando. E ancora: nel 2005, il 54% degli italiani si sentiva inserito in un contesto sociale ed economico; oggi è appena il 32%, a fronte di un 68% che si sente escluso (13 anni fa erano solo il 46%). Quanto all'immigrazione, nel 2003 6 italiani su 10 avevano un orientamento positivo sugli immigrati, oggi sono solo il 35%, mentre il 65% ha maturato una chiusura legata a valutazioni negative su lavoro, criminalità e diritto di voto.

Altro fortissimo ripiego si registra nelle speranze che gli italiani ripongono nella costruzione europea. La fiducia nell'Unione europea è passata dal 55% del 2010 al 37% di oggi (nel 2015 era al 30%). «Finite le narrazioni ideologiche passate - rileva ancora Risso - nascono nuove narrazioni. La principale è: Prima gli italiani, la seconda è: Popolo contro élite, che si accompagna a un pessimo giudizio sulla classe dirigente e alla fine delle illusioni sulla possibilità che i benefici dei ceti abbienti si distribuirebbero a pioggia su tutti». «Terza narrazione è quella della comunanza umanistica, che in politica mette al centro la riduzione delle diseguaglianze».

«La prima narrazione - spiega il direttore scientifico di Swg - ha una sua ideologia e un leader riconoscibile, essendo ben presente e strutturata nella Lega, nella seconda narrazione, quella popolo contro élite, stanno i 5Stelle e la Lega, mentre la terza per il momento non ha un leader o un partito che la incarni».

La «terza via» socialdemocratica sembra un ricordo lontano, mentre un quinto del Paese (i moderati) sono un «magma» solo momentaneamente «silente».

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