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"Severino da cambiare". La sponda di Alfano per l'alleanza con il Cav

Il leader Ncd contro la legge che ha stoppato Berlusconi. E apre a Fi in vista delle Regionali: "Non regaliamo la Campania alla sinistra"

"Severino da cambiare". La sponda di Alfano per l'alleanza con il Cav

Segnali di fumo e prove tecniche di ricomposizione. Un tempo sposati (nel Pdl), poi «singles», ora Forza Italia e Ncd si trovano in una «relazione complicata», per dirla con gli status sentimentali utilizzati dagli utenti Facebook . Di certo, sia pure in un eterno caleidoscopio di umori e sentimenti, da alcuni giorni la dialettica tra i due partiti si va stemperando e il lavoro dei pontieri appare più intenso e fruttuoso.

L'invito di Silvio Berlusconi a «riunire le nostre strade» perché ricostituire il centrodestra «è una necessità, un dovere e anche un mio augurio. Dopo le divisioni personali si lavori tutti insieme per ragioni superiori», non passa certo inosservato. Rafforza, anzi, quella parte di Ncd convinta che sia necessario riappropriarsi di spazi più consoni alla propria tradizione e riaffermare una identità precisa, senza sfidare a oltranza il buonsenso degli elettori con alchimie improbabili (tipo: saremo alleati in maniera strutturale con il Pd fino al 2018 e oltre, ma badate bene che siamo di centrodestra). Un tema, quello dell'unità a destra, su cui si sofferma anche Alessandro Cattaneo in un tweet . «Prospettiva politica per il futuro di Forza Italia oltre personalismi e paure è chiara: 1) Riforme con il patto del Nazareno 2) Unire il centrodestra 3) Rinnovamento forte».

Naturalmente le ferite da ricucire restano profonde, così come i risentimenti. Ma è inevitabile che su alcune battaglie storiche - come quelle sul garantismo - sia più facile il dialogo tra Fi e Ncd. Non sorprende, così, che da Angelino Alfano arrivi un affondo contro le tante anomalie della legge Severino, la stessa contestata da Silvio Berlusconi, con tanto di ricorso in sede europea sulla sua retroattività. «La Severino va modificata prima che faccia altre vittime. Al di fuori delle ideologie occorre fare considerazioni di buon senso», dice il ministro dell'Interno. Il numero del Viminale cita due casi, quello di Zambuto, sindaco di Agrigento del Pd. «Si è dimesso per opportunità politica e poi assolto in appello». Poi fa riferimento al caso de Magistris che «dimostra come la legge Severino non regga bene davanti a un giudice amministrativo».

Ci sono altri due tasselli che vengono piantati nella stessa giornata dal numero uno di Ncd. Il primo riguarda l'identità del partito, con la manifestazione per la famiglia organizzata a Piazza Farnese a Roma. Una iniziativa utile a rivendicare uno spazio politico preciso. «La famiglia è una, formata da un uomo e da una donna: non credo di poter essere definito vintage perché penso che un bambino abbia bisogno di una mamma e di un papà». Il secondo, quello più strategico nella chiave di una ricomposizione del centrodestra, riguarda le prossime Regionali in Campania. «Il mio partito ha collaborato bene con Caldoro in questi anni, ma siamo di fronte a un veto che Forza Italia ha posto sulle alleanze in Emilia Romagna e Calabria il mese scorso» dice Alfano. «Con Caldoro ci siamo stretti la mano. Ma devono risolvere i problemi in casa loro e poi cercarci». Stefano Caldoro, di rimando, difende la «straordinaria esperienza» frutto del «valore della coalizione» e rimarca «il riconoscimento unanime del buon lavoro svolto da tutti, punto di inizio per costruire il futuro».

Una apertura rilanciata anche dal coordinatore campano di Fi, Domenico De Siano: «Abbiamo tutti il dovere di non consegnare di nuovo la Regione a quella sinistra che, in lunghi anni di governo, ha letteralmente distrutto le nostre comunità».

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