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"La Severino serviva solo a far fuori Silvio"

Il vicepresidente del Senato: "La norma non sta in piedi e non serve per la corruzione"

"La Severino serviva solo a far fuori Silvio"

La capriola del Tar che dà ragione a De Magistris non lo stupisce: «Lo sanno tutti - spiega il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli - che la legge Severino è incostituzionale».

Addirittura? Non sarà che anche il leghista Calderoli è di parte?

Calderoli sbuffa. «Ribadisco: è un mostro. Un pasticcio. Un animale strano che azzanna tutti i reati possibili, dall'abuso d'ufficio del sindaco di Napoli alla frode fiscale del Cavaliere, meno che la corruzione. Le mazzette infatti circolano come prima. Chieda pure conferma ai magistrati in prima linea».

Non si nasconda dietro il paradosso. Perché la Severino è un mostro?

«Perché non sta in piedi. È fuori dal nostro sistema. È dura far sloggiare un amministratore sulla base di una condanna di primo grado. Vale, o dovrebbe valere la presunzione di innocenza. E poi c'è la questione della retroattività».

La sinistra sostiene che la sanzione non ha natura penale. Se l'è scordato?

«No, no non mi trascini in dispute di lana caprina. È evidente che Berlusconi è stato fatto fuori con gli strumenti della legge e del diritto. Si è tirata una coperta che non doveva essere tirata, applicando retroattivamente una norma».

Cosa avrebbe dovuto fare il Senato?

«Semplice. Mandare le carte alla Consulta».

Ma c'erano precedenti?

«No. Ci si muove su un terreno sconosciuto, dai punti di riferimento incerti. Ma proprio per questo il Parlamento avrebbe dovuto interpellare la Consulta. Anche se..».

Anche se?

Il vicepresidente del Senato allarga le braccia. «Anche se capisco che possa essere antipatico e sgradevole dover dire: “Scusa, io ho fatto una legge, ma forse ho sbagliato, vedi tu”. Il mea culpa non piace a nessuno. Ma, forse, in futuro sarà previsto istituzionalmente».

Come?

«La riforma costituzionale approvata dal Senato e ora in arrivo alla Camera prevede che un certo numero di parlamentari possa chiedere subito la verifica davanti all'Alta corte di una norma che non convince».

La pratica De Magistris avrà ricadute sul caso Berlusconi?

«Non credo proprio. Sono storie diverse».

Fino a un certo punto.

«Ma no. Qui c'è una condanna di primo grado, là una sentenza definitiva. Qua si parla di un sindaco, là di un parlamentare».

La retroattività dovrebbe valere, se vale, per tutti.

«Ma lo sappiamo già che c'è stata una forzatura nel volerla applicare a tutti i costi al Cavaliere».

Insomma, che cosa succederà?

«Niente».

Niente?

«De Magistris continuerà a fare il sindaco, Berlusconi aspetterà l'Europa, i corrotti continueranno a corrompere. Certo, io spero che la Consulta uccida il mostro». Sospiro.

Perché ce l'ha a morte con la Severino?

Sorriso di compatimento per l'intervistatore. «Perché colpisce tutti tranne quelli che dovrebbe colpire. Del resto la Severino è nata male ed è cresciuta peggio. Colpa del centrodestra e colpa del centrosinistra».

C'illumini. Che c'entra il centrodestra?

«C'entra. C'entra. La norma che mandava a casa i corrotti l'ho voluta io. E ricordo anche che in Consiglio dei ministri - all'epoca ero titolare della Semplificazione - il Pdl cercò di farmi fare marcia indietro per paura che la legge potesse mettere fuori gioco Berlusconi».

Previsione puntualmente azzeccata.

«Aspetti. Io ho resistito e la norma è rimasta. Ma invece di scrivere una legge a tambur battente il Pdl ha buttato la Severino sul binario della delega. Pensavano fosse un binario morto, invece il centrosinistra l'ha attrezzato per l'alta velocità. Chiaro?».

In sintesi?

«Superficialità da una parte, malafede dall'altra e questi sono i risultati».

Come finirà?

«L'Europa darà ragione al Cavaliere. Ma lo farà con i suoi tempi. Lenti, più di uno sbadiglio.

Speriamo che non gli facciano un monumento alla memoria».

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