Politica

La sfida tra il cerimoniere e il giornalista scomodo

Fazio non graffia, Giletti silurato perché faceva troppe domande: il verdetto allo share

La sfida tra il cerimoniere e il giornalista scomodo

Il cerimoniere gentile contro il guascone dell'informazione. Il conduttore che pone le domande in maniera garbata contro il «populista» che va a sobillare le paure della gente. L'uomo su cui la Rai ha puntato (prendendo, com'è evidente dagli share, un abbaglio) tutte le sue carte contro l'uomo cacciato dalla Rai. Il capitano che deve difendere il suo show (e la poltroncina dietro la scrivania-acquario) e il giornalista che gli ha scatenato contro una guerriglia per vendicarsi di aver dovuto lasciare la tv di Stato. Lo showman che giocherella con la Littizzetto e lo showman che teatralizza il dolore per l'addio alla tv di Stato. Insomma, ieri sera è andata in scena una di quelle epiche sfide che fanno la storia del piccolo schermo.

E l'apertura delle due trasmissioni ha messo in plateale evidenza due mondi opposti: a Che tempo che fa Anastacia che duetta con Umberto Tozzi, a Non è l'arena il racconto dello scoop dell'arresto di Giancarlo Tulliani a Dubai. Due stili di conduzione, di giornalismo, di vita proprio diversi. Da una parte del campo di battaglia, Fabio Fazio che ha riassunto in questa frase il suo metodo professionale: «Le domande scomode sono un mito. Che bisogno c'è di essere cattivi?»... Dall'altra parte del campo, su La7, Massimo Giletti che, per essere andato in giro a fare qualche domanda scomoda in più, si è attirato l'antipatia di Renzi e si è trovato a dover trasportare la sua Arena sulla tv di Cairo. E che, in risposta a tutto questo, ha studiato la strategia che poteva fare più male possibile alla Rai: andare in onda proprio contro Fazio la domenica sera. E, sparare, nella prima puntata, la cannonata dell'arresto di Giancarlo Tulliani. Una mossa studiata per settimane, con viaggi a Dubai, appostamenti, spiate, e poi l'incredibile autogol del cognato di Fini che chiama la polizia per far arrestare la troupe di Giletti e alla fine si ritrovata lui in manette. Manna dal cielo per la nuova trasmissione, diventata una caso ancor prima di andare in onda. E difatti, buona parte della prima puntata è stata dedicata al racconto dell'arresto e alla ricostruzione della vicenda della casa di Montecarlo. Ma Fazio, pur nella sua infinita bontà, non poteva star lì a farsi prendere a pesci (rossi) in faccia. E, dunque, dopo tanti punti di share persi nell'acquario, si è deciso a occuparsi anche di politica mettendo a segno un punto importante: accaparrarsi l'intervista a Luigi Di Maio, il leader pentastellato dopo che questi aveva dato forfait a Floris e al confronto con Renzi. Insomma, garbati va bene, ma rimbambiti no... E, infatti, pur non abbandonando il consueto aplomb, ha cercato di fare domande scomode al candidato premier, riuscendo a tratti addirittura a incalzarlo (anche perché non è un leader della sinistra).

Stamattina il verdetto dell'Auditel. Fazio, per non essere sotterrato dalla vergogna, deve almeno mantenere quel 14 per cento di share delle ultime due puntate, risultato più basso rispetto a quanto promesso nel passaggio al primo canale. Giletti è più avvantaggiato, avendo adottato la strategia della guerriglia: gli basta portar via un punto o due di share a Fazio, e il suo gioco è riuscito. Tra l'altro, il giornalista torinese si trova con tutta la rete di Cairo schierata al suo fianco: da Mentana (che ieri, per fargli da traino ha condotto l'edizione domenicale), a Minoli che l'ha intervistato nel Faccia a faccia nel primo pomeriggio a Floris che l'ha ospitato. Finanche all'aiuto della concorrenza con Maria De Filippi che lo ha voluto in studio a Tù sì que vales e al contributo video di Fiorello. Mentre il «povero» Fazio si trova ormai tutti contro, fuori e dentro la sua azienda, con i giornalisti Rai che pure minacciano sciopero appena apre bocca. Vedremo chi avrà la meglio..

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