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La sfida degli sponsor all'ascesa del "soccer"

Il blitz show dell'Fbi specchio dell'America che guarda preoccupata al boom del calcio

Aveva ragione il grandissimo Bill Shankly, allenatore scozzese del Liverpool: «Alcuni credono che il calcio sia una questione di vita o di morte. Sono molto deluso da queste parole. Vi posso assicurare che è molto, molto più importante». Lo sanno benissimo herr Blatter e la sua orchestra, nel senso di Fifa, perché il football non è soltanto un gioco con il pallone ma molto di più, un affare di denari che prosegue da secoli e se i denari non sono tutti puliti allora il caso monta e poi esplode.

Per capire come e quanto il football sia diventato un fenomeno decisivo, importante, chiave, basta leggere parole, reazioni e commenti allo scandalo che sta travolgendo la Fifa. È sceso in campo Putin per difendere il suo sodale Blatter al quale lo accomuna il modo spiccio ma rigoroso di gestire il potere. Ha difeso Blatter contro l'invasione americana, Fbi si è permessa di mettere il naso in Svizzera, in faccende che non le competono e che possono riguardare gli americani ma lo avrebbe fatto, per il capo di tutte le Russie anche se ormai è una sola, per minare il prossimo campionato del mondo che si svolgerà proprio in Russia, nel 2018. Le voci di corruzione sono maligne e pilotate dagli yankees gelosi e invidiosi dello strapotere del soccer. In verità agli americani non piace questa gran circolazione di denaro in Sudamerica, là dove le lavanderie di dollari e affini sono in attività frenetica su vari settori, dalla droga alle armi, dalla prostituzione allo sport, al calcio in particolare. Ecco perché Fbi è intervenuta come sanno fare, da repertorio, gli americani, con grande spettacolarizzazione dell'evento, bloccando, arrestando, trasferendo in galera personaggi illustri.

Putin si ribella, giù le mani da Blatter, giù le mani dal mondiale in Russia. Gli va contro Cameron che, a nome di tutto il regno Unito, vuole la testa di Blatter anche perché agli inglesi è stata tolta la possibilità di allestire il mondiale, a seguito di una votazione non del tutto chiara che ha favorito il paese di Putin. È una guerra per bande, sotterranea fino a un certo punto, Blatter se la spassa sapendo che oggi vincerà ancora la «sua» elezione perché se ha contro l'Europa (non tutta) ha nella propria corte il Sudamerica e l'Asia e una fetta di Africa, tutte conquistate e ammaliate dalle arti magiche del colonello in pensione dell'esercito svizzero. Non conta il peso dei voti (come sosteneva Cuccia ma quella era una finanza diversa) ma conta il numero e in questo caso la somma fa il totale e Joseph Blatter sa di avere la maggioranza pronta ad appoggiarlo per i prossimi quattro anni. Questo non vuole affatto dire che quando lo stesso Blatter compirà 83 sarà disposto e disponibile finalmente ad arrendersi. Avrà battuto il record di Havelange, presidente fino a 82 anni, ma avrà sicuramente voglia di continuare fino alla morte, da eroe in carica.

«Cummanari è megghiu che futtiri», dicono i mafiosi, comandare è meglio che fottere. Blatter è presente sui due verbi, ha avuto tre mogli, attualmente viaggia con bella donna appresso. E comanda.

Che volete di più? La Fifa, no.

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