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La sfida di Macron in crisi: un piano da 8 miliardi per il reddito universale

La legge anti-povertà sarà in vigore dal 2020 L'Eliseo: "Dignità minima da garantire a tutti"

La sfida di Macron in crisi: un piano da 8 miliardi per il reddito universale

Parigi Sarà universale, «perché tutti possano rivendicarlo non appena il proprio reddito scenderà al di sotto di una certa soglia». A Parigi scatta l'operazione dignità in salsa francese. Un reddito di cittadinanza de facto, quello annunciato ieri da Emmanuel Macron, in netta contraddizione con la linea finora sostenuta dal proprio partito. «Il reddito di cittadinanza non è una buona soluzione per combattere la povertà», spiegava appena tre mesi fa il portavoce del governo Benjamin Griveaux, in polemica con 13 dipartimenti che avevano chiesto di sperimentare il cosiddetto revenu de base. La misura è stata invece inserita nel maxi-piano per combattere l'indigenza annunciato dal presidente francese Emmanuel Macron con tanto di slogan: «Fai di più per chi ha meno».

Immediato il plauso di Luigi Di Maio: «Bene Macron, dimostra che l'Italia è apripista in Europa». Le differenze però ci sono. Anzitutto temporali. Il reddito universale francese «di attività» partirà nel 2020 e si incorporerà nella serie di aiuti sociali che compongono la Strategia nazionale di prevenzione e lotta alla povertà: «Essere indigenti non dev'essere più un'eredità, oggi servono 180 anni a un bambino povero affinché qualche suo discendente acceda alla classe media». Cita Saint-Exupery e il romanzo Terre des Hommes: «Se impediamo a un bimbo di diventare ciò che vuole, è Mozart che uccidiamo», dice solenne dal palco del Museo dell'Uomo di Parigi. Un'operazione da 8 miliardi in quattro anni con cui il capo dell'Eliseo cerca di scrollarsi l'etichetta di presidente dei ricchi: «Non è un piano caritatevole, ma un progetto produttivo, educativo e solidale».

Provvedimenti anche sugli asili nido: 30mila posti in più entro il 2020 con 600mila insegnanti da assegnare; l'obbligo scolastico alzato da 16 a 18 anni, aumento degli aiuti del 30% per le famiglie monoparentali più bisognose, oltre al reinserimento nel mercato del lavoro per i beneficiari del reddito e l'accesso facilitato alle cure mediche. Un mix tra l'Obamacare e il Di Maio pensiero che guarda al welfare nordeuropeo per i servizi scolastici: colazione gratuita e uguale per tutti «in modo che i piccoli possano iniziare la giornata alla pari», mense a 1 euro per pasto nelle scuole, estensione del Piano giovani del predecessore Hollande: passeranno da 100mila a 500mila gli assegni da 480 euro al mese, per un anno, ai francesi tra i 16 e i 25 anni in difficoltà.

Le opposizioni insorgono. Il gollista Eric Ciotti parla di «demagogia inaccettabile». Non per l'accesso facilitato al sistema sanitario, che costerà circa mezzo miliardo, ma per lo strumento primario di lotta alla povertà pensato dal fondatore di En Marche, quel «reddito» accessibile anche a chi lavora e non guadagna sufficientemente. Macron è certo che l'operazione funzioni. Ma, stando ai sondaggi, tre francesi su quattro giudicano negativamente il Piano che secondo il presidente «consentirà a tutti di vivere decentemente» dal 2020. Un meccanismo «semplice, equo e trasparente», precisa Macron, che aiuterà anche a rientrare nel mondo del lavoro grazie a un contratto, con impegni e responsabilità reciproci, corredato da «diritti e doveri supplementari». Ogni beneficiario disoccupato dovrà seguire un «percorso di inserimento in cui non sarà possibile rifiutare oltre due offerte ragionevoli di lavoro». Pena la perdita del reddito. La fiducia in Macron ha già toccato il minimo storico: 29%. Per risalire non sembra sufficiente l'ambizione di «sradicare in una generazione la grande povertà».

Né le parole con cui si rivolge agli 8,8 milioni di francesi (circa il 14% della popolazione) che faticano a pagare la mensa ai figli.

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