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Sfila il coccodrillo e la sua donna è sempre più spaziale

Lacoste scopre la passione per gli astri del suo fondatore. Scott s'ispira a Elvis Presley

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New York Giocare a tennis nello spazio è impossibile per via della gravità, ma la bellissima collezione Lacoste del prossimo inverno in passerella ieri mattina a New York è interamente dedicata all'epopea spaziale: un vero e proprio viaggio intorno alla tuta da astronauta. Felipe Oliveira Baptista, direttore artistico del brand dal 2010, ha infatti scoperto che René Lacoste sul finire della carriera sportiva spostò i suoi interessi sull'industria aereonautica. «Ha perfino fondato Air Equipment, una società che contribuì allo sviluppo dei programmi Concorde e Airbus» racconta il designer portoghese che in mezzo a tutto è a sua volta figlio di un pilota. Da qui l'idea di mescolare le migliori caratteristiche delle tute degli astronauti (comfort, funzionalità, modularità e alta tecnologia) con l'estetica Grunge, nata negli anni '90 ma di grandissima moda per il prossimo inverno. Il risultato è incredibilmente chic, uno sprotswear d'altissimo livello. Lo show comincia con un magnifico trench in pelle con inserti di nylon imbottito nei classici colori (avio e ruggine) delle divise di Star Treck. Poi arrivano le tute e da qui in poi è un crescendo rossiniano di variazioni sul tema: il trench che diventa tailleur giallo ranuncolo per lei, la copertura isotermica delle astronavi usata per un superbo giaccone doppiato in pelliccia bianca, la classica polo Lacoste trasformata in un'elegante blusa con inserti di pelle. Onnipresenti nella parte di collezione dedicata a lui i pantaloni con ginocchiera e tasche a scomparsa della mitica tuta con cui Neil Armstrong mise piede per primo sulla luna esclamando in mondovisione «È un piccolo passo per l'uomo e un grande passo per l'umanità». Per lei c'è un bel gioco di proporzioni tra le gonne a matita e i giacconi voluminosi alla Kurt Kobain (simbolo sempiterno del Grunge), tra l'eleganza dell'abito in velluto con la stampa iridescente di lune piene, tramonti su Marte o Saturno (riproduzioni dell'artista spaziale Ron Miller) e la praticità della borsa che si può portare a tracolla, a mano e anche a zainetto. Insomma creatività alle stelle per il marchio del coccodrillo venduto in 120 Paesi nel mondo con un giro d'affari globale di 1,82 miliardi di euro, 45 milioni dei quali dall'Italia dove Lacoste ha 30 boutique monomarca. Tutt'altra atmosfera da Jeremy Scott, il pazzariello del Kansas che in Italia disegna Moschino e che ovunque è una vera e propria star per il suo stile talmente immaginifico da sconfinare spesso nel fumetto. Stavolta il nostro eroe parte da Elvis Presley per arrivare alle più disparate icone musicali americane tra cui Debbie Harris dei Blondie, presente nella sala dove si svolge lo show su una passerella di pelliccia bianca. Non si capisce bene perché ogni tanto tra lustrini e pailette, pelle e nylon coloratissimo, scritte tipo «Sex is cute» («il sesso è carino», bontà sua), decorazioni di farfalle con le ali fatte da due pistole, spuntano enormi ritratti sacri stampati su felpe e giacconi. Alla domanda posta nell'impossibile casino del backstage lui risponde che anche Gesù e la Madonna sono icone (come negarlo) e che l'importante nella vita è non prendere tutto troppo alla lettera.

In questo Scott è un vero maestro e le sue divertentissime volpi con tanto di testa e occhietti da usare tipo stola sono fatte come peluche, una cosa che Elvis avrebbe adorato specie nella versione lussuosa: in visone rosa bubble gum.

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