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Sgambetto alla Croce Rossa: così il governo vendica il Pd

Parte del corpo passa alla Difesa: la decisione dopo il mancato accordo tra ente e partito. Ed è bufera

Sgambetto alla Croce Rossa: così il governo vendica il Pd

Roma - La Croce Rossa sbugiarda il Pd e, a stretto giro di posta, il governo bastona la Cri «fagocitandone» i corpi ausiliari. Storia curiosa quella dell'emendamento al decreto sul Terzo settore approvato ieri in consiglio dei ministri. Anche per la tempistica.

Un paio di settimane fa era stato il presidente del Pd Matteo Orfini ad annunciare un «accordo» tra dem e la Cri, per trasformare i circoli del partito democratico in un «hub del volontariato», e in barba all'indipendenza dell'associazione, facendosi immortalare sorridente al fianco del segretario generale di Croce Rossa, Flavio Ronzi, a margine della firma sul trattato. Che però non c'era, nel senso che il presidente Cri Francesco Rocca e il consiglio direttivo s'erano affrettati a smentire tutto. Insomma, la più classica delle figuracce per il Pd, per l'Orfini sbugiardato e per lo stesso Ronzi, bollato come «postino» di un protocollo affondato prima di nascere e disconosciuto dai vertici dell'associazione.

Passa qualche giorno ed ecco la sgradita sorpresa riservata alla Croce Rossa. Un emendamento in virtù del quale i corpi ausiliari della Cri rispondono non più agli organi direttivi dell'associazione bensì al ministero della Difesa. E che ha fatto andare su tutte le furie il comitato centrale di via Toscana. Lestissimo a sfornare un comunicato che concede poco alla diplomazia, e accusa Palazzo Chigi di «stravolgere i principi ispiratori della convenzione di Ginevra»: «Ci appelliamo all'alto patrono della Croce Rossa, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e al presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni, perché venga fermato immediatamente l'emendamento salvo intese approvato dal Consiglio dei ministri al decreto sul Terzo settore, per volere del ministro Pinotti», scrivono Rocca e il consiglio direttivo nazionale della Cri, per i quali quel testo «viola i principi di indipendenza e unità della Croce Rossa» e dunque va ritirato: «Non si possono mettere i Corpi Ausiliari Cri direttamente alle dipendenze del ministero della Difesa, stravolgendo così i principi ispiratori delle Convenzioni di Ginevra».

Il messaggio, nemmeno troppo implicito, è che potrebbe essere proprio il quartiere generale svizzero del movimento internazionale a prendere posizione, chiedendo un dietrofront all'esecutivo di Paolo Gentiloni, che creerebbe una situazione senza precedenti, «sdoppiando» la Croce Rossa Italiana tra volontari e corpi ausiliari, un unicum senza precedenti negli altri Paesi. Tanto che la Cri insiste nel chiedere l'intervento «immediato» del capo dello Stato e del Primo ministro, ai quali ribadiscono la richiesta di «ritirare il testo ed evitare di minare i principi della Croce Rossa che sono riconosciuti anche a livello internazionale».

Un pasticcio mica male. Non certo sedato dall'intervento dell'esponente Pd Andrea Manciulli, che attacca la Cri per le paventate «inesistenti e impensabili violazioni ai principi di indipendenza e di unità», e derubrica la portata dell'emendamento a una mera «integrazione» tra Difesa e Corpi ausiliari per ottenere «un miglior raccordo».

Dalla parte della Croce Rossa, invece, i parlamentari di Idea Andrea Augello e Vincenzo Piso. Che definiscono «sconcertante» la denuncia e «inqualificabile» che «il governo voglia inglobare un corpo che ha tra i suoi principi fondamentali l'indipendenza». Mettendo tra l'altro «a serio rischio il principio di unità, creando di fatto due Croce Rossa». Il rischio per Augello e Piso è la «figuraccia internazionale».

E a pensare male, il sospetto è pure che lo sgambetto sia una risposta perfida all'accordo mancato - proprio in nome dell'imparzialità e dell'indipendenza - con il partito democratico.

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