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Si dimezza il taglio delle tasse. La stangata se scatta il caro Iva

Il governo spiega alla Commissione: le coperture dal fondo di riduzione della pressione fiscale. In realtà pescherà dalla riserva già prevista. Clausole di salvaguardia: rischio salasso sui consumi

Si dimezza il taglio delle tasse. La stangata se scatta il caro Iva

Roma - Sempre più disciplinati dei francesi, che tagliano meno di noi, rispondono picche alla Commissione europea e hanno un deficit che resta saldamente sopra la soglia del 3%. Comunque anche l'Italia questa volta non si è limitata subire le indicazioni di Bruxelles e ha, in qualche modo, limitato i danni. Ieri il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha replicato agli appunti dell'esecutivo europeo sulla legge di Stabilità. In sintesi, la settimana scorsa Bruxelles ci ha chiesto come mai abbiamo corretto l'indebitamento netto dello 0,1% e non dello 0,7% come previsto dai patti. Nella lettera di risposta partita da via XX Settembre all'indirizzo della Commissione europea, Padoan ha usato toni da resa: «Dopo discussioni e livello politico e tecnico con la Commissione, il governo italiano è impegnato ad adottare misure addizionali nel 2015 per rafforzare lo sforzo già previsto» dalla legge di Stabilità.

Sono 4,5 miliardi che portano la correzione allo 0,3%. Tra i sacrifici indicati da Padoan, la parte più importante è lo spostamento a riduzione del deficit, del «fondo originarimanete destinato alla riduzione della pressione fiscale (3,3 miliardi)». È l'ultima voce delle slide illustrate dopo il Consiglio dei ministri del 15 ottobre, denominata vagamente «Riserva». Lo stesso premier si espresse sul fondo in termini poco chiari: «È una riserva. Di questi tempi sempre meglio averne che non averne». Nessun cenno a una riduzione delle tasse.

Nel tempo è stato interpretato come il fondo con una riserva per finanziare le misure che vengono inserite dai parlamentari nel corso dell'iter. Infine, si è rivelato per quello che è sempre stato: una somma da giocare nella trattativa, nata per essere utilizzata quando sarebbe scattata l'inevitabile richiamo di Bruxelles su una finanziaria fatta per più di 10 miliardi in deficit. Nella lettera sembra la rinuncia a una misura pro sviluppo. In realtà è un sacrificio, più che calcolato. Destinato all'Europa e non alla riduzione delle tasse. Inutilizzabile anche per un altro possibile obiettivo, cioè accontentare le richieste avanzate ieri dalle parti sociali che hanno incontrato lo stesso Padoan e il ministro Giuliano Poletti proprio per parlare delle eventuali modifiche alla legge di Stabilità.

Peccato veniale, per quanto riguarda il fronte europeo, visto che ieri è uscito il contenuto della lettera con la quale la Francia ha risposto ai richiami della Commissione. Praticamente uno stop su tutti i fronti, perché la situazione, compresa l'avanzata dell'estrema destra, secondo il governo francese «non consente di aggiungere sforzi supplementari rispetto agli attuali 21 miliardi di tagli alle spese per il 2015».

Le altre misure annunciate da Padoan sono 500 milioni dalla riduzione delle quota di risorse per i fondi di cofinanziamento per la coesione europea e 730 milioni da un'estensione del regime di reverse charge al settore del commercio dettaglio. L'Italia deve evitare «a ogni costo» di precipitare nel quarto anno di recessione consecutivo, ha scritto il ministro al commissario europeo agli Affari economici Jyrki Katainen. C'è un «serio rischio di deflazione».

In ogni caso, il governo naviga sul medio termine. Per il momento, a parte un impegno politico del ministero dell'Economia, restano nella legge di Stabilità le clausole di salvaguardia e anche gli aumenti dell'Iva previsti dal 2016. L'osservatorio nazionale Federconsumatori ha fatto il calcolo di quanto potrebbe pesare l'aumento dell'imposta su beni e servizi e anche delle accise sui carburanti. Sono a 842 euro in più a famiglia. L'Iva dovrebbe passare dal 10 al 12% nel 2016, al 13% nel 2017 e dal 22 al 24% nel 2016, al 25% nel 2017 ed al 25,5% nel 2018. L'aumento dell'aliquota agevolata peserà su ogni nucleo familiare per 266 euro, quello che graverà sull'aliquota ordinaria per 461,18 euro.

Un aumento di 28 euro sarebbe inoltre dovuto alle ricadute dirette dovute all'incremento delle accise sui carburanti (a regime) e altri 87 euro alle ricadute indirette per l'aumento dell'Iva sulle tariffe.

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