Quirinale 2015

Si libera il Colle, ritornano gli zombie

Veltroni, Castagnetti, Mattarella e Casini sembravano sprofondati nell'oblio. Invece sperano nel colpaccio e si danno da fare

Si libera il Colle, ritornano gli zombie

Roma - Non aprite quella porta. Magari dietro c'è Walter Veltroni, ex sindaco di Roma, ex segretario del Pd, ex vicepresidente del Consiglio, ex direttore dell' Unità , ex tutto. Pure ex candidato al Quirinale, bruciato si diceva dall'inchiesta Mafia Capitale che ha coinvolto persone a lui vicine, ma forse già di nuovo in corsa. Per Beppe Grillo si tratta di «un nome che sembra uscito dal tunnel dell'orrore». Per altri invece ha ottime carte da giocare: i bookmakers lo danno al secondo posto.

Oppure, sempre dietro quella porta, potreste trovarci qualche vecchio democristiano. Come il «gruppo dei tre», così li chiamano in Transatlantico: Pier Ferdinando Casini, Sergio Mattarella e Pierluigi Castagnetti. Sembravano spariti, dimenticati in qualche piega della politica, politicamente trapassati, invece rieccoli che aspirano al Soglio, addirittura con buone possibilità. Hanno infatti il profilo giusto. Sono cattolici, in ossequio della regola dell'alternanza. Sono moderati, quindi a metà strada tra i vari ultrà. Due di loro sono pure di area Pd. Casini no, però dal Cavaliere si è separato da diversi anni.

In attesa di verificare se la loro silouette combacia con quella immaginata da Renzi e Berlusconi, i quattro candidati si danno da fare, ognuno a suo modo. Pier Ferdinando Casini, ad esempio, l'unico in quanto ex presidente della Camera ad avere un curriculum istituzionale di rilievo, è pure l'unico a sfidare la scaramanzia e farsi vedere in giro. È stato tra i primi infatti a precipitarsi a Palazzo Giustiniani per dare il benvenuto alla matricola Giorgio Napolitano, con tanto di photo-opportunity e di sorriso senatoriale a favore di telecamera.

Casini spera, incoraggiato dal via libera arrivato da una persona molto vicina a Silvio Berlusconi, e cioè Francesca Pascale. Per lui sta lavorando il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, impegnato in una delicata mediazione tra i tanti cespugli centristi, con l'idea uscire dall'irrilevanza mettendo insieme una «massa critica» di voti. «I dissidi tra destra e sinistra non fanno bene al Paese - spiega Cesa -, ne minano le fondamenta. Servono senso di responsabilità e convergenza verso una personalità significativa». E c'è di più. Martedì sera, alla vigilia delle dimissioni del capo dello Stato, una cinquantina di parlamentari di area cattolica si sono riuniti da Scusare il ritardo , un ristorante dietro il Pantheon. Tra una mozzarella e un carciofo alla giudia, sotto la regia di Beppe Fioroni e con il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini come ospite d'onore, i catto-dem avrebbero masticato e digerito un loro candidato per la presidenza della Repubblica.

Chi, Casini? O forse uno degli altri due, che saggiamente stanno giocando la partita nella maniera più tradizionale e produttiva, in contropiede? Prendete Sergio Mattarella, fratello di Piersanti, il presidente della Regione Siciliana ucciso dalla mafia nel 1983, ministro del governo Andreotti e vicepremier del gabinetto D'Alema, docente di diritto, padre del sistema elettorale maggioritario con i collegi, il Mattarellum. Uscito dal Parlamento nel 2008, ha navigato sott'acqua finché è riemerso nel 2011, quando è stato nominato giudice costituzionale. Ed è lì alla Consulta che si nasconde in questi caldi giorni d'inverno, discutendo sull'ammissibilità del referendum sulla chiusura dei piccoli tribunali.

Oppure l'altro zombie politico di ritorno, Pierluigi Castagnetti, l'ultimo segretario del Partito popolare, presidente della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera fino al 2013, era sparito dai radar, sepolto chissà dove. E adesso pure lui respira. E aspira.

Pure Veltroni si è nascosto. È partito, ma non è andato in Africa come aveva promesso anni fa, bensì in Cile, dove sabato parlerà al «Congresso del futuro».

Tornerà la settimana prossima perché ha un impegno importante: la corsa al Colle? No, gli ultimi ritocchi al suo secondo film, I bambini sanno. Lo proietteranno mai nella saletta cinematografica del Quirinale?

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