Cronache

Si stringe il cerchio sul killer E ora il paese chiede giustizia

La caccia a Igor Vaclavic si concentra tra Ferrara e Bologna Il sindaco Pierini: «I cittadini segnalino ogni anomalia»

Si stringe il cerchio sul killer E ora il paese chiede giustizia

La paura ora, fra la gente, è duplice: che le forze dell'ordine non lo trovino e che a ritrovarselo di fronte sia qualcuno di loro. A Budrio, in piazza Filopanti, dedicata a chi il tempo l'ha regolato, inventando i fusi orari, il tempo scorre lentissimo. Al bar si computano le pagine dei giornali e si ordinano caffè. Di giorno va bene stare insieme, la sera tutti a casa. Lunedì nella seconda fiaccolata organizzata dopo la tragedia del bar Gallo, i 300 della prima notte erano scesi a 80. Gli altri sono rimasti a casa a guardare la tv. L'imperativo a stare attenti è arrivato anche dal sindaco Giulio Pierini: «Dobbiamo segnalare ogni anomalia». Perché a Budrio una rapina così, finita con la morte di Davide Fabbri deve restare «Un evento fuori statistica».

Eppure Igor non si trova. «Ninja», «lupo solitario», l'«uomo dell'arco»: 41 anni, Igor Vaclavic, origini russo - uzbeke e fedina da criminale di lungo corso, è il ricercato numero uno. Così, anche se il fascicolo della procura è ancora a carico di ignoti, Igor va trovato a prescindere. Primo, per dare finalmente corso al mandato di cattura europeo che pesa sulle sue spalle di ex fante dell'esercito russo. Secondo, perché è fortemente indiziato per la rapina che, una settimana fa, ha riacceso il terrore a Consandolo, 30 chilometri da Budrio, quando, cercando di assaltare una piadineria, un uomo, del tutto simile a Vaclavic, ha rubato ad una guardia giurata quella calibro 9 che potrebbe essere stata usata per sparare in petto a Fabbri, tre sere dopo. E, infine, perché sono troppe le analogie del profilo di Vaclavic con il killer «senza pietà negli occhi» che ha ucciso il barista di Riccardina. Dentro al locale proseguono i rilievi: si cercano l'ogiva del proiettile fatale a Fabbri e ulteriori tracce, anche se emerge che il killer forse indossava guanti.

Davanti al locale, intanto, ancora fiori ed un lenzuolo bianco che recita «Giustizia per Davide». Due cartelli, ora vicino, stridono fra loro: «Chiuso per lutto» e «Giorno di chiusura domenica». Il primo dei giorni che Davide non ha più vissuto freddato, sabato scorso, dalla furia di un uomo che gli inquirenti ora definiscono «pericolosissimo» e che, invece, se fosse Vaclavic, era tornato a vivere indisturbato nel suo habitat di sottobosco e casolari lungo il corso del Reno. Armato fino ai denti. Pronto a tutto. Viveva di espedienti: due arresti e cinque anni di carcere non lo avevano cambiato, «Semmai ulteriormente inferocito» ricorda Antonio Fiorentini, primo cittadino di Argenta, 10 chilometri da Consandolo. Sette anni fa anche lui fu aggredito da Vaclavic che finì al fresco. Da allora di lui ci si provò a dimenticare. Errore. Perché quando Igor è tornato in libertà, circa due anni fa, la gente ha ricominciato a vederlo scorrazzare, rubare, delinquere.

Un triangolo di paura, fra Ferrara e Bologna: è qui che la caccia all'uomo e il cerchio delle indagini si concentrano. Per capire se Igor sia ferito, se possa contare su un complice, visto che la guardia giurata, aggredita alla piadineria, ha sempre confermato di aver sentito parlare il suo aggressore, ma non sa chiarire se fosse al cellulare o insieme a qualcuno che ora potrebbe coprirlo. Intanto sono attesi per oggi sia i risultati dell'autopsia sul corpo della vittima, sia gli esiti delle indagini del Ris sulle tracce di sangue trovate sul luogo del delitto. Significative sarebbero quelle fuori dal bar: se appartenessero al killer, e non ai familiari di Fabbri, si spera di poterle confrontare con il Dna delle persone schedate negli archivi delle forze dell'ordine. La scienza fa il suo corso.

La paura anche.

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