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Si tratta sul 2,4% di deficit: pressing M5S-Lega su Tria

Verso l'accordo in maggioranza per lo sforamento. Domani il vertice sul Def: sarà scontro tra ministri politici e Tesoro

Si tratta sul 2,4% di deficit: pressing M5S-Lega su Tria

Una manovra che fissi il rapporto deficit/Pil al 2,4%. Tanto i Cinque Stelle e la Lega chiederanno a Giovanni Tria nel vertice di domani in cui sia Luigi Di Maio che Matteo Salvini cercheranno di far inserire nei prossimi provvedimenti tutti i punti del contratto di governo.

Nelle scorse ore la Lega aveva ipotizzato uno sforamento del rapporto del 2%, mentre il Movimento 5 Stelle aveva parlato persino di un 2,6%, in modo da permettere di inserire fin da subito sia la flat tax che il reddito di cittadinanza, ma anche la riforma delle pensioni con il superamento della legge Fornero. Ma il ministro dell'Economia - e i suoi tecnici - dovranno fre i conti con gli impegni che l'Italia ha preso con l'Europa e che prevedono un'asticella massima dell'1,6%.

Non rispettare gli impegni porterebbe inevitabilmente a delle ripercussioni sui mercati. Gli analisti calcolano che fino all'1,8% o 1,9% gli investitori potrebbero non reagire così male - cioè potrebbero non iniziare a vendere compulsivamente i Btp - e le agenzie di rating potrebbero non far scattare automaticamente un downgrade dell'Italia. Se si salisse con il deficit, invece, a farne i danni potrebbe essere lo spread: "Se il rapporto deficit-Pil fosse esteso al 2,3% - 2,5% lo spread andrebbe direttamente a 300 punti, per poi slittare a 400 senza passare dalle cifre intermedie", avvisa oggi Luigi Belluti di Assiom Forex.

Sulla cifra non si sbilancia il premier Giuseppe Conte, a New York per il vertice Onu, "Non do i numeri", dice, "Ve lo comunico domani dopo il Consiglio dei ministri". Cauto finora si è rivelato lo stesso Tria, che ricorda di aver "giurato nell'interesse della Nazione" e che la manovra "non deve lasciare dubbi sulla sostenibilità del debito".

Insomma, quello di domani potrebbe essere il vertice della resa dei conti e si prospetta già uno scontro tra i ministri "politici", che cercheranno in ogni modo di far rispettare il "contratto di governo", e quelli "economici", chiamati invece a far quadrare i conti.

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