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Siamo l'unico Paese che regala ai migranti permessi di soggiorno

Migliaia di "idoneità" per motivi umanitari: chi la ottiene può lavorare e curarsi 2 anni

Siamo l'unico Paese che regala ai migranti permessi di soggiorno

A Renzi piace fare regali. È evidente. Li fa ai migranti, cui il governo elargisce migliaia di permessi di soggiorno «speciali» che non otterrebbero in nessun altro Paese europeo. E ai Comuni accoglienti, cui ora il Pd vuole dare più capacità di spesa rispetto a chi si rifiuta di ospitare immigrati.

Sembra uno scherzo, ma non lo è. In tre anni sulle coste italiane sono sbarcati più di 454mila immigrati. Una massa di persone non sempre in fuga da guerre. Le Commissioni territoriali dovrebbero decidere chi ha diritto all'accoglienza e chi no, ascoltando le storie dei richiedenti asilo ed emettendo una sentenza: assegnare lo «status di rifugiato»; concedere la «protezione sussidiaria»; oppure rigettare l'istanza, negando il permesso di soggiorno. Bene. Stando ai dati, il rigetto è il caso più diffuso, ma come in tutte le cose italiane esiste una scappatoia. La legge prevede che le questure possano concedere «protezione umanitaria» a chi non ottiene asilo al primo giro. Si tratta di un permesso di soggiorno di due anni che concede al migrante di lavorare e curarsi negli ospedali italiani. Non male. Le norme stabiliscono che può essere assegnata quando ci sono «gravi motivi di carattere umanitario a carico del richiedente». Cosa significa? Non è ben chiaro. E infatti dipende dalla discrezionalità dei commissari. Per fare un esempio: un nigeriano otterrà lo status di rifugiato se viene da zone in cui opera Boko Haram; se invece abitava in un'area pacifica del Paese africano e non ha diritto all'asilo, la Commissione può decidere che sarebbe pericoloso rispedirlo a casa. E così fa ricorso alla protezione «umanitaria» per trattenerlo in Italia.

Diverse prefetture in via informale fanno sapere al Giornale che l'Italia fa un uso massiccio di questa forma di protezione, mentre gli altri Paesi europei vi ricorrono solo «in forma residuale». Quindi un migrante che qui ha ottenuto assistenza «umanitaria», oltre confine con ogni probabilità verrebbe dichiarato clandestino. Non stiamo parlando di casi eccezionali, ma della maggioranza assoluta degli immigrati cui l'Italia ha concesso un permesso di soggiorno. A dirlo sono i numeri della commissione parlamentare d'inchiesta. Nel 2014 delle 36.270 domande d'asilo valutate dalle Commissioni, solo 22mila hanno ottenuto una qualche forma di protezione. Di queste, il 45,5% lo ha fatto grazie allo stratagemma «umanitario». E negli anni successivi il dato è andato peggiorando: nel 2015 è schizzato a 53,3%, mentre nel 2016 la percentuale supera il 50%. Ovvero 15mila «protezioni umanitarie» su un totale di 29mila risposte positive. E non sono compresi nel conteggio i minori non accompagnati.

Checché ne dicano quelli secondo cui «scappano tutti dalla guerra», questi dati permettono di dare una lettura diversa del fenomeno migratorio. Sommando le richieste di asilo rigettate in tre anni (circa 100mila) e quelle accolte con l'espediente «umanitario» (41mila), risulta che il 76% degli immigrati sbarcati in Italia non sono tecnicamente profughi. Tantomeno rifugiati. O almeno non lo sarebbero in Germania o in Francia.

L'Italia, invece, non solo regala documenti con escamotage fantasiosi, ma pensa anche a premiare chi accoglie i migranti. Il Pd, infatti, ha inserito nel Dl Fisco un emendamento che dà potere alle Regioni di cedere spazi finanziari ai Comuni che accolgono richiedenti protezione internazionale. Penalizzando così chi si oppone «all'invasione».

Tanto a pagare son sempre gli italiani.

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