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Sicilia, è caccia ai tre detenuti Altri due evasi a Barcellona

Valentina Raffa

Autentici geni dell'evasione? Forse c'è dell'altro nella fuga delle prime ore di sabato dal carcere di Favignana, che viene seguita dopo sole 24 ore da un'altra evasione dalla casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto, da dove sono fuggiti un cingalese e un tunisino aiutati a scavalcare la recinzione da altri detenuti. È vero che i tre evasi «di peso» di Favignana, Adriano Avolese, di Pachino, condannato all'ergastolo per omicidio, e i vittoriesi Giuseppe Scardino in carcere per rapine violente e tentato omicidio di un poliziotto, e il complice in rapine Massimo Mangione, sono riusciti a sparire, ma nella loro evasione molto non torna.

Innanzitutto appare inverosimile che Mangione e Scardino, già compagni di cella a Siracusa, da dove hanno tentato la fuga, condividessero la stanza a Favignana. L'inchiesta aperta dalla procura di Trapani punta a fare luce anche su questo. I tre evasi, che hanno imbavagliato e legato un altro detenuto per evitare che desse l'allarme, hanno usato una lama sottile o un seghetto per segare le sbarre. Com'è entrata l'arma in un carcere circondato dal mare? Certamente tra i controlli da parte degli inquirenti ci sono quelli alle visite. Come riporta il sito del ministero della Giustizia per Favignana, condannati, internati, appellanti e ricorrenti possono ricevere familiari, conviventi e terze persone, quest'ultime solo «quando ricorrano ragionevoli motivi», dopo richiesta del detenuto e autorizzazione del direttore. Prima del colloquio c'è la verifica dei documenti e il controllo sulla persona. Da tempo nelle carceri italiane non avviene più il controllo dei libri, nei quali tante volte sono stati celati i «capelli d'angelo» (lame piccole e taglienti).

Strano anche che l'impianto di videosorveglianza che era stato controllato di recente, non abbia funzionato. A ciò si aggiunga la scarsa illuminazione oltre al buio, la fuga è avevnuta tra mezzanotte e le 3, e ancora le condizioni meteomarine non favorevoli, che hanno ritardato i controlli avvantaggiando gli evasi, con molta probabilità attesi da un basista o con a disposizione una piccola imbarcazione.

Infine, forse il più grande alleato dei fuggiaschi, è l'esiguità degli agenti di polizia penitenziaria.

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