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Quel siciliano atipico con l'aplomb del lord

L'eletto col blitz in commissione giura innocenza, ma alla fine lascerà la poltrona

Quel siciliano atipico con l'aplomb del lord

Anche se è siciliano fino al midollo, non ha nulla del siciliano doc, Salvatore Torrisi, un avvocato di lunga data molto discreto e riservato di Catania, nonché parlamentare a tempo pieno fino a ieri di Ap. Tutto avrebbe forse immaginato il buon Salvo, come lo chiamano gli amici, tranne che di essere l'epicentro di un terremoto che potrebbe anche sfociare in una crisi di governo.

La sua elezione a sorpresa a presidente della commissione Affari costituzionali in Senato al posto del candidato dem Giorgio Pagliari, grazie al voto dei sei franchi tiratori che si sono schierati con le opposizioni, ha infatti provocato uno sconquasso nella coalizione che regge Gentiloni. Un vero «blitz» studiato a tavolino, come lo ha definito l'ex-premier Renzi e come lo ha confermato Angelino Alfano pronto a cacciarlo all'indomani dal partito. Eppure Torrisi ha continuato a lungo a dire che il complotto sarebbe stato ordito a sua insaputa. Ed ha insistito: «Ho votato Pagliari, secondo gli accordi della maggioranza». Più innocente di così, ma quel marpione di Angelino non gli ha creduto anche se, a suo tempo, Torrisi aveva abbandonato il centrodestra berlusconiano proprio per seguire tra i renziani l'attuale ministro degli Esteri.

Conoscendolo - nella penultima legislatura sono stato per cinque anni suo vicino di banco a Montecitorio - credo che, alla fine, si dimetterà dalla carica per quella coerenza che, spesso e volentieri, l'ha contraddistinto anche se non è successo così quando, appunto, seguì Alfano e mal gliene incolse, considerando gli ultimi sviluppi. Allora, quasi a giustificare la sua scelta, volle privilegiare la sicilianità di Angelino anche se, con quel vestito grigio fumo di Londra e quell'«aplomb» britannico, sembra, piuttosto, l'abitante di un'altra isola. Se dovesse davvero lasciare la presidenza della commissione, sarebbe comunque un peccato perché Torrisi è un grande esperto in materia legale e di diritto costituzionale: per lungo tempo è stato anche presidente dell'Ordine degli avvocati sotto l'Etna.

In effetti, nella sua vita ha sempre privilegiato lo studio e la politica. Quando ieri l'ho chiamato per fargli gli auguri, Salvo mi è sembrato molto preoccupato, quasi come uno che si trova a pelare una gatta non prevista: a posteriori, forse ne avrebbe fatto volentieri a meno. Anche se, lui figlio di un notabile democristiano di Catania, ha avuto sempre un rapporto particolare con il potere. Quando l'incontravi alla buvette della Camera, ti diceva sempre: «Potentissimo onorevole Mazzuca!». Per lui tutti i deputati erano potenti e rispettabili. Certe sere romane andavamo a cena a casa di un altro collega della sua zona e, a tavola, continuava a descriverti le specialità della cucina della sua isola: «Sicilia forever». A differenza di molti colleghi, ormai ex, lui si faceva vivo anche dopo la mia esperienza parlamentare e ogni estate mi telefonava per chiedere se volessi andare dalle sue parti a presentare l'ultimo libro che avevo scritto.

Chissà se lo farà anche quest'anno.

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