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Sicurezza nelle città: servono più soldati però mancano i soldi

Consiglio supremo di Difesa ieri al Quirinale. Stipendi dei militari fermi da undici anni

Sicurezza nelle città: servono più soldati però mancano i soldi

Le tensioni degli ultimi giorni preoccupano anche il capo dello Stato, che nella riunione di ieri del Consiglio supremo di difesa, convocato per la prima volta in questo 2020 (l'ultimo incontro risale al novembre dello scorso anno) è stato informato sulla situazione attuale che si è sviluppata in seguito al malcontento generale scaturito dalle ultime misure del Dpcm governativo. Tra i punti trattati all'ordine del giorno, alla presenza di diversi ministri e del premier Giuseppe Conte, anche le tensioni nel Mediterraneo orientale. In Libia, si è spiegato, è essenziale uno sforzo congiunto della comunità internazionale affinché la tregua in atto possa essere consolidata senza le ingerenze di attori terzi, permettendo una soluzione diplomatica gestita dalle Nazioni Unite. Confermato quindi l'impegno italiano in Irak e Afghanistan.

Il capo di stato maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, ha riferito in merito allo stato di salute dello strumento militare accennando alla necessità di renderlo efficiente e più moderno anche nella semplicità e sburocratizzazione del sistema. Si è perciò convenuto sulla necessità di effettuare una verifica della Legge 244/2012 «Revisione dello strumento militare nazionale», al fine di individuare eventuali correttivi in relazione al mutato contesto di riferimento.

Fonti governative fanno sapere che il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese avrebbe fatto il punto in particolare sulle ultime aggressioni alle forze dell'ordine, in vista anche della riunione di oggi del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica.

Il Consiglio supremo di difesa è infatti il principale strumento attraverso il quale il capo dello Stato acquisisce circostanziate conoscenze degli orientamenti del governo in materia di sicurezza e difesa. È ovvio che le numerose manifestazioni, molte delle quali sfociate in eventi violenti, sono all'attenzione del presidente della Repubblica. In queste ore sono circolate voci relative a un possibile rafforzamento dei dispositivi di sicurezza nazionale attraverso l'impiego di un maggior numero di militari in strada. La decisione spetta ovviamente a governo e Parlamento, ma le linee di indirizzo potrebbero essere suggerite proprio da Mattarella. Ciò che va sottolineato è che se la Difesa in questo momento può garantire un aiuto valido al Paese, come sta accadendo con l'operazione «Igea» che ha permesso grazie a 1.400 unità divise in 200 team interforze di incrementare la capacità giornaliera del Paese di effettuare tamponi sul territorio nazionale, perché un maggior impegno possa essere garantito sono necessarie maggiori risorse, punto su cui il ministro della Difesa Lorenzo Guerini sta lavorando da tempo.

Il fatto è che la temperatura tra i militari è molto alta. Ieri, all'avvio della concertazione tra Cocer interforze e governo, i rappresentanti delle Forze armate hanno parlato della necessità di «un intervento significativo e sostanziale ai fini contrattuali del personale». Insomma, i soldi stanziati nell'ultimo Def sono pochi. Per le divise occorrerebbero almeno altri 400 milioni di euro oltre a quelli previsti dall'esecutivo (900 in tutto, ovvero 300 in meno di quelli previsti nell'ultimo contratto). I militari, dopo 11 anni di attese, si aspettano più attenzione.

Punto che, pare, sia stato condiviso anche ieri nel Consiglio supremo di Difesa.

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