Politica

Sulla corsa al Colle pesa l'incognita delle Borse

Tutto può permettersi l'Italia fuorché ricreare lo stallo che nell'aprile del 2013 porto al bis di Napolitano, uno scenario questo che avrebbe conseguenze imprevedibili per la tenuta del Paese nel contesto europeo

Da una parte c'è la prudenza con cui Matteo Renzi e Silvio Berlusconi si stanno avvicinando al D-Day per il Quirinale. Il primo cauto al punto di caricarsi personalmente la responsabilità della presunta norma salva-Silvio pur di chiudere la querelle senza troppi indugi, il secondo ormai silente da due settimane così da non fornire pretesti a chi vorrebbe boicottare il patto del Nazareno. Dall'altra c'è invece l'instabilità finanziaria di un Europa che ieri ha visto le sue Borse andare a picco, spaventate soprattutto dall'incertezza sul futuro della Grecia oltre che condizionate dal nuovo ribasso del greggio e dall'attesa per le prossime mosse della Bce.

È questo, dunque, lo scenario nel quale fra circa un mese il Parlamento sarà chiamato ad eleggere il successore di Giorgio Napolitano. Un quadro per nulla stabile e nel quale la marcia verso il Colle rischia di essere la miccia di un'ulteriore instabilità destinata a sfogarsi tutta in casa nostra. Non è un caso che - fatta eccezione per il -5,6% di Atene - ieri sia stata proprio Piazza Affari, con un ribasso del 4,92%, la peggiore delle Borse europee. L'agenda fa il resto, visto che il cosiddetto Grexit - l'incertezza sul destino della Grecia e il timore che possa uscire dall'euro - è destinato a perdurare almeno fino alle elezioni nazionali del 25 gennaio, pochi giorni prima che il Parlamento italiano si riunisca in seduta comune per eleggere il nuovo capo dello Stato. Un appuntamento, dunque, al quale si arriverà inseguiti dall'instabilità dei mercati finanziari, con le Borse sull'ottovolante e lo spread che probabilmente farà di nuovo le bizze.

È chiaro, insomma, che tutto può permettersi l'Italia fuorché ricreare lo stallo che nell'aprile del 2013 porto al bis di Napolitano, uno scenario questo che avrebbe conseguenze imprevedibili per la tenuta del Paese nel contesto europeo.

Lo sa bene Renzi, che forse anche per questa ragione in queste settimane sta puntellando come mai prima il patto del Nazareno.

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