Politica

Quel silenzio imbarazzante sul golpe contro Berlusconi

Ehi, non lo sapevamo che per i golpe c'è la prescrizione. La prescrizione brevissima, ultra-lampo. Il colpo di spugna l'hanno praticato con mano (...)

(...) ferma Renzi, i giornaloni e i tg.  I quali hanno ignorato all'unisono una poderosa intervista-denuncia alla Stampa fatta da José Zapatero. A freddo, senza preavviso, l'uomo che nel 2011 era alla guida della Spagna, ha detto: «Non dimenticherò mai quello che ho visto in Francia». Non esprime un'opinione, è testimone di un fatto. Non dà giudizi. Come direbbe Vendola, parla e tutto narra del G20 di Cannes, novembre 2011. «Io mi limito a raccontare quello che ho visto: gli Usa e i sostenitori dell'austerità volevano decidere al posto dell'Italia, sostituirsi al suo governo. Era vero che l'Italia aveva problemi finanziari e politici, ma qui stiamo parlando della sovranità di una nazione. È un caso che va studiato».

Cita le «pressioni fortissime» esercitate su Berlusconi e Tremonti perché cedessero. Spiega che al loro rifiuto di farsi commissariare, circolò subito il nome di Monti. «Io mi limito a raccontare... quello che ho visto». Sembra il cieco nato del Vangelo davanti ai farisei. Che dice: le deduzioni fatele voi. Questi sono peggio dei farisei: quelli almeno volevano sapere. I nostri scribi e il nostro sinedrio neanche quello. Silenzio, prescrizione, occultamento. Chi lo aveva sostenuto con fior di documenti, fin qui era stato ridicolizzato, trattato come un matto vanesio. Con Zapatero viene meno facile. L'ex premier oggi è fuori dai giochi del potere, non ha interessi suoi da tutelare, ragioni di Stato per tacere, è giovane e non pare rimbambito. Oltretutto è di sinistra, del Partito socialista europeo. Che fare? Non farlo esistere. Ovvio. Cancellarlo dalle fotografie come fece Stalin con Trotskij, così Renzi dalla sua memoria.

Per molto meno nel mondo saltano le relazioni diplomatiche tra Stati, si richiamano ambasciatori, si muovono flotte. Lasciamo perdere le flotte, che non siamo stati capaci nemmeno di recuperare i marò in acque internazionali, ma almeno un colpo di telefono, per capirci di più. Zero. In America lo chiamerebbero Nizza-gate. Commissioni parlamentari nominate all'impronta e magistratura farebbero a gara per acclarare la verità storica e quella giudiziaria. Da noi i cronisti sono impegnati a celebrare il monumento a cavallo eretto da Renzi a se stesso in una lezione all'università Luiss davanti agli studenti. Per la prima volta dai tempi del duce, un discorso di autoglorificazione di sé da parte del capo del governo è diventato titolo principale di prima pagina del Corriere della Sera . Così la Stampa . La quale spaventata dal suo scoop lo ha prima nascosto, insistendo nel titolo dell'intervista a Zapatero sulle sue importantissime idee su tal Iglesias alla conquista dell'Andalusia. Ma lo ha dimenticato subito, seppellito, per paura forse di togliere spazio al Rolex del figlio di Lupi. Che naturalmente agli occhi di Renzi e delle sue bodyguard giornalistiche ha un peso enormemente superiore a un'operazione politica para-militare che ha requisito la sovranità popolare.

Zapatero ha fretta di parlare. Lo aveva già scritto nel suo libro di memorie, ora fa di più. E si dice pronto a parlarne «in una sede pubblica in Italia». Aggiunge un inquietante: «Facciamolo presto». Riecheggia il «Fate presto», titolo cubitale del Sole 24 ore che accompagnò incisivamente la pistola alla tempia di Berlusconi perché lasciasse il posto a Monti, come auspicato a Cannes. Perché ha fretta? Teme che la situazione si ripeta? Solo la verità può essere un vaccino efficace contro un delitto che potrebbe essere ripetuto. Contro chi? Ancora l'Italia? In fondo i nemici della democrazia sono dei serial killer, non si fermano a meno che siano scoperti, le loro trame siano denunciate pubblicamente, i nomi di mandanti ed esecutori enunciati senza finte pudicizie. Ormai negare la ricerca della verità, quale che sia, è un puro esercizio di democrazia, una legittima difesa della dignità nazionale e dell'onor di Patria, se ce n'è ancora (di onore e di Patria).

Noi siamo dell'idea bislacca che un attacco mosso da potenze straniere alla nostra sovranità sia un caso abbastanza più serio di un Rolex, forse. Ma il conglomerato renziano al potere preferisce raccogliere il bottino dell'inchiesta sul ministero delle Infrastrutture. A Matteo la polpa delle Grandi opere, ai mass media le intercettazioni.

Non finisce qui, però.

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