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Silenzio sul caso Consip Il capitano del Noe fa melina su Woodcock

Scafarto muto con i pm romani. I legali: "Competenza territoriale a Firenze e Napoli"

Silenzio sul caso Consip Il capitano del Noe fa melina su Woodcock

Roma - Era il giorno delle nuove contestazioni della procura di Roma al capitano del Noe Giampaolo Scafarto, l'investigatore del pm partenopeo Henry John Woodcock, già indagato dai magistrati titolari del fascicolo sul caso Consip per due ipotesi di falso. E i pm Paolo Ielo e Mario Palazzi ieri intendevano chiedere lumi al militare su altri punti oscuri, altre anomalie della genesi napoletana di quell'indagine sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione. Dubbi emersi dall'analisi delle chat, dei messaggi e delle email contenute nel cellulare di Scafarto e acquisite in occasione del primo interrogatorio. Quanto ai punti già affrontati, e sfociati nell'iscrizione del capitano nel registro degli indagati, oltre alla frase contenuta in un intercettazione a proposito di un «incontro con Renzi», attribuita «erroneamente» all'imprenditore Alfredo Romeo mentre l'aveva pronunciata l'ex deputato Italo Bocchino, c'è anche il capitolo dell'informativa dedicato a presunti - ma inesistenti - movimenti di 007 intorno allo studio romano di Romeo. E adesso le toghe capitoline aspettavano risposte su un'altra ipotesi di falso - relativa al coinvolgimento nell'inchiesta di Fabrizio Farragina, ex generale delle Fiamme gialle e già 007 dell'Aisi, che sarebbe invece estraneo ai fatti - e su tre episodi di rivelazione di segreto d'ufficio, sempre in odore di servizi segreti. In pratica, tra agosto 2016 e marzo 2017, Scafarto avrebbe passato informazioni sull'indagine Consip, che era in pieno svolgimento, a due marescialli, ex colleghi del Noe, che era poi passati all'Aise insieme al colonnello Sergio De Caprio, più noto come capitano «Ultimo». Informazioni che, ovviamente, non avrebbe potuto propalare agli ex compagni di reparto che avevano cambiato amministrazione.

Ma il faccia a faccia, sarebbe stato il terzo, non c'è stato. Scafarto è arrivato in procura alle 15 accompagnato dai suoi legali, Giovanni Annunziata e Attilio Soriano, e si è avvalso della facoltà di non rispondere. Per gli avvocati non è della procura di Roma la competenza territoriale, e l'eccezione per loro è «tecnicamente fondata» oltre che propedeutica a qualsiasi nuovo atto istruttorio che riguardi l'ufficiale del Noe. Non una strategia difensiva, spiega al Giornale l'avvocato Annunziata, ma «la necessità di essere certi della competenza territoriale prima di ulteriori interrogatori». E la competenza (e gli atti), secondo i legali di Scafarto, dovrebbe andare in parte a Firenze, dove il capitano si trovava fisicamente nel momento in cui aveva ricevuto una email «oggetto di una delle ultime contestazioni», e a Napoli per le accuse di falso. Perché, «trattandosi di un reato a consumazione istantanea, sarebbe stato commesso nel momento della sottoscrizione dell'informativa, che è avvenuta appunto mentre l'ufficiale si trovava a Napoli», spiega l'avvocato Annunziata. Quanto alla possibilità che la competenza a Napoli possa andare in conflitto con un eventuale sviluppo del coinvolgimento da parte di Scafarto del pm Woodcock sul falso relativo alle barbe finte sotto lo studio di Romeo (l'ufficiale aveva sostenuto che proprio il magistrato anglopartenopeo «aveva rappresentato come utile» dedicare un capitolo dell'informativa agli 007), il legale alza le spalle.

«La questione non ci riguarda».

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