Cronache

"Simbolo di milanesità". Premiato Confalonieri

Il presidente Mediaset ricorda la mamma, celebra la cucina. E sulla Borsa: "Che sberla..."

"Simbolo di milanesità". Premiato Confalonieri

«Ma che sberla questa mattina in Borsa», se la mormora il presidente Mediaset Fedele Confalonieri prendendo posto nel tempio della cucina meneghina. Perché un pranzo a base di nervetti, ossobuco con risotto giallo («poco, ma non troppo poco») e zuppa inglese («me la dia che così la faceva la mia mamma») sembra essere ben più digeribile della manovra economica di grillini e leghisti con reddito di cittadinanza e abbondante sforamento del 2 per cento. «Altro che chef a cinque stelle - se la ride con lapsus forse voluto -, questa è la vera cucina. Con quelli di oggi devi prendere un libro per capire cosa mangi». L'occasione è la consegna del premio Al Matarel per «la sua milanesità», riconoscimento «informale» assegnato da una giuria «autoconvocata» di prestigiosi giornalisti e il cui giudizio è «insindacabile», sentenzia il cerimoniere Armando Torno, grande intellettuale e impeccabile forchetta.

A consegnarlo la signora Elide, moglie del mai così rimpianto Marco Comini, uno che in cinquant'anni ha messo a tavola tutti, a cominciare da Bettino Craxi che qui ogni lunedì radunava i suoi prima di ripartire per Roma. «Sono l'unico - se la rideva il friulano Comini - ad aver preso soldi dai socialisti. E onestamente». Anche se al muro sono appese mille lire che i maligni dicono essere le uniche estorte al tesoriere Giorgio Gangi. Alla destra di Confalonieri Rinaldo Gianola che sottolinea come questa terza edizione del Matarel vada lui per il modo di incarnare «la milanesità nella cultura, nell'impresa, nella socialità». E lui fa gli scongiuri: «Quando cominciano a darti dei premi, pensano già al coccodrillo».

Alla sinistra Paolo Liguori e l'arciprete e monsignore Gianantonio Borgonovo, anima della Veneranda fabbrica del Duomo alla cui presidenza ha voluto proprio Confalonieri. Per l'occasione recita un sonetto di Carlo Porta in perfetto milanese e con qualche concessione all'irriverenza e al boccaccesco. «Una pronuncia perfetta, del resto lui è uno che parla con i sumeri - ringrazia il premiato che dopo la finanza s'allarga alla filologia - Quello era il milanese del Porta, poi s'è addolcito». Come da addolcire è l stilettata di qualche giorno fa al sindaco di Milano Beppe Sala chiedendo qualche soldo per il Duomo. Soldi come quelli che l'elemosiniere Piergiorgio Lucioni raccoglie per autofinanziare il premio e allontanare le maldicenze sulla casta magnona. «Berlusconi e Galliani si sono comprati il Monza? Mah.

Quando hai vinto cinque coppe dei campioni, non so proprio cosa ci vai a fare a Monza».

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