Cronache

Sindaco anti pizza: "La Margherita inquina"

Per contrastare lo smog forni spenti a San Vitaliano

Sindaco anti pizza: "La Margherita inquina"

Per colpa dello smog, tutti a dieta ferrea a San Vitaliano, paesino di seimila anime della profonda provincia napoletana. Il sindaco Antonio Falcone con un'ordinanza ambiental-gastronomica ha vietato infatti la cottura e la vendita di pizze, panini, baguette, saltimbocca e panuozzi, biscotti e roccocò. Il motivo? I forni a legna accesi per troppe ore provocherebbero, a suo dire, minacciose nubi di polveri sottili nell'aria. Una cappa asfissiante che ammorba i concittadini per 149 giorni all'anno, un vero record dei veleni. Roba che Napoli, a confronto, con i suoi (appena) 60 sforamenti in dodici mesi è la foresta amazzonica dove respirare a pieni polmoni. L'allarme l'ha fatto scattare una piccola centralina posizionata nei pressi della scuola elementare «Marconi»: per settimane il dispositivo ha registrato e inviato all'Arpac (l'Agenzia regionale per l'ambiente) i dati sulla qualità dell'aria. A mano a mano sempre più preoccupanti se confrontati al territorio e alla popolazione. Non certo una metropoli, anzi. Eppure in appena 24 ore sono stati contati 114 superamenti dei limiti di legge: una cosa mai vista.

Da dove possano arrivare queste maledette molecole di Pm10, è un mistero. I tecnici del Comune e gli esperti regionali hanno provato a fare una mappatura, ma senza successo. Poi, messo alle strette da un agguerrito gruppo di residenti, il primo cittadino ha deciso di tagliare la testa al toro mettendo al bando, da un giorno all'altro tutti i prodotti più prelibati dell'«arte bianca». Quindi divieto d'accesso a San Vitaliano per capricciose, 4 stagioni e via discorrendo non solo sotto le feste (il danno economico sarà devastante per i commercianti che già minacciano ricorsi di massa) ma anche per i mesi a venire. Sorvegliati speciali saranno anche i camini degli appartamenti che non hanno filtri adatti per il tiraggio. Stando alle disposizioni contenute nell'atto sindacale, pure le canne fumarie dovranno smettere di sbuffare, quindi. La via d'uscita in ogni caso c'è: chi vorrà continuare a far volteggiare in aria l'impasto dovrà mettersi in regola e dotarsi di apparecchi (costosissimi) per abbattere il livello di inquinamento prodotto dalla legna da ardere. Anche se, dati alla mano, non è affatto detto che siano i ristoranti il problema di quest'anomalo inquinamento. Infatti, il pm Paolo Mancuso, evidentemente poco convinto della bontà dell'ordinanza «pizza off-limits», ha deciso di affidare proprio all'Arpac un monitoraggio di «caratterizzazione» delle polveri per capirne modalità di produzione e specifiche tecniche. Contestualmente la Procura ha aperto un fascicolo d'inchiesta.

Per ora non ci sono ipotesi di reato né indagati ma solo una sospettata: Margherita.

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