Cronache

Sindaco allo sgombero del campo rom abusivo: in ospedale per le botte

Manca il vigile, primo cittadino aggredito dai nomadi: naso rotto. Solidarietà sul web

Sindaco allo sgombero del campo  rom abusivo: in ospedale per le botte

Serenella Bettin

Sul suo profilo Facebook è un impazzare di messaggi di solidarietà che giungono da ogni parte. Solidarietà per quel sindaco leghista che voleva far allontanare un gruppo di rom ma è stato letteralmente pestato di botte.

L'aggressione è avenuta sabato sera. Ma la storia di Gianni Precoma, primo cittadino di Caerano San Marco, nel trevigiano, inizia molto prima. Venerdì pomeriggio interviene da solo, perché l'unico vigile è in ferie, per far sgomberare quel campo nomadi nel suo comune. Un accampamento che da tempo è in via Lepanto. Già da tempo i residenti protestavano perché quei rom erano ostinatamente appostati dove non potevano, lasciando rifiuti e trattando il paese come fosse una stalla a ciel aperto.

Venerdì pomeriggio quindi la prima intimazione ad andarsene. I nomadi non reagiscono e silenziosamente scopaiono. Precoma rimane anche sbalordito di quell'operazione andata a buon fine e rimette a posto le transenne, che erano state buttate per aria, ma i rom come a prendere per i fondelli le istituzioni e gli italiani, in realtà non se ne vanno. No. Migrano in una via accanto. Via dell'Artigianato. Il sindaco se ne accorge e sabato sera va da questi intimando, ancora una volta, di sgomberare il campo perché lì ovviamente non possono stare. Ma la risposta stavolta è violenta. Botte, calci, pugni, graffi, tanto che il sindaco finisce in ospedale con il volto tumefatto e pieno di lividi.

È dovuta intervenire l'ambulanza che ha portato il primo cittadino al pronto soccorso. Il sindaco ha quindo denunciato il pestaggio.

«Questi personaggi sono già ubriachi alle otto del mattino - dice un residente del paese - e vanno tenuti sotto controllo. Conoscendo il luogo e i soggetti prima o poi doveva succedere. Dobbiamo ricominciare a prendere possesso del nostro territorio, ormai non se ne può più. Bravo sindaco». E le congratulazioni giungono da dovunque, ma dei complimenti te ne fai poco se poi ti trovo il viso rotto e i nomadi che, nonostante tutte le segnalazioni, continuano liberamente a fare quello che credono. I rom stanno in quel comune del trevigiano da tempo. Il governatore del Veneto, Luca Zaia è intervenuto sull'accaduto. «È allucinante - dice - che un sindaco di quelli che ama la propria terra, il decoro urbano e vuole tutelare i suoi cittadini, intervenuto soltanto per far osservare leggi e regolamenti, venga pestato brutalmente a sangue. Solidarietà assoluta e fraterna al sindaco Gianni Precoma, colpevole di aver fatto il bravo amministratore».

Gli esponenti della Lega si schierano compatti con l'uomo aggredito e chiedono più sicurezza e leggi certe. La solidarietà arriva anche da altri rappresentanti politici. «Bravo papi - scrive su Facebook- rimettiti presto e la prossima volta non andare da solo». «Massacrato di botte da un gruppo di rom perché fa il suo dovere di sindaco - attacca l'europarlamentare veneto (Lega) Gianantonio da Re -. Carcere immediato per questi farabutti».

Stessa posizione per la consigliera capogruppo lista Zaia, Silvia Rizzotto. «Gianni Precoma - scrive - è un gran lavoratore, un collega. Ieri ha chiesto a un gruppo di nomadi di allontanarsi da dove si trovavano, perché non autorizzati e irregolari. È stato massacrato di pugni e calci. Ora i responsabili di questo vile gesto devono andare in galera.

E Gianni deve tornare presto in municipio».

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